Dopo il rapimento e il rilascio di Silvia Romano, dopo averla vista scendere dall’aereo bardata con un pesante vestito islamico e aver appreso della sua conversione all’Islam (spontanea o meno), da più parti si è tornati a parlare di valori occidentali.

Già, valori occidentali, questa frase che troppo spesso viene usata come un manganello politico quando in realtà non ha niente di politico ma dovrebbe essere un punto di partenza comune, perché sono proprio i valori occidentali il piedistallo su cui si basano le nostre libertà.

In molti hanno visto la conversione all’Islam – al peggiore Islam – di Silvia Romano come un tradimento delle libertà occidentali, quasi come a una resa visto che i terroristi di Al-Shabab, così come quelli di Al Qaeda o dell’ISIS, hanno come obiettivo proprio la lotta ai valori occidentali, alle libertà occidentali.

Diciamocelo chiaramente, vedere una ragazza cresciuta sotto la calda coperta della libertà scendere dall’aereo che la riportava proprio a quelle libertà, vestita tutta bardata da un oppressivo ed evidente abito islamico, è stato un tuffo al cuore.

È un controsenso, se ci pensate è un controsenso, una resa senza condizioni dei valori occidentali ai valori dell’islam peggiore, quello oppressivo, violento e sanguinario. Mentre gioivamo per la ritrovata libertà di Silvia Romano, ci siamo accorti che lei quella libertà l’aveva già ripudiata. Anzi, la usava proprio per giustificare la sua scelta.

Noi non abbiamo il Diritto di condannare quella scelta, non lo abbiamo proprio perché i nostri valori ce lo impediscono. Possiamo però essere stupiti? Possiamo non condividerla quella scelta senza essere tacciati di essere pericolosi estremisti?

Dobbiamo condannare con assoluta fermezza i messaggi d’odio contro Silvia Romano e la sua scelta, lo dobbiamo fare perché non possiamo difendere i valori occidentali solo quando piace a noi, solo quando cioè vengono rispettate le nostre idee. Però non deve essere nemmeno un tabù difenderli, non deve essere un tabù criticare quella scelta. Non condannarla, ma criticarla.

Fiamma Nirenstein ci fa giustamente notare come la conversione della giovane italiana non sia una conversione come un’altra. Convertirsi all’Islam di Al-Shabab significa convertirsi a “Dar al-Harb” (la casa della guerra), piuttosto che a “Dar al-Islam” (la casa della pace). Non è una differenza da poco perché colloca Silvia Romano in quella frangia dell’Islam che odia e combatte i valori occidentali.

Come detto, non possiamo condannare questa scelta, ma la possiamo criticare e combattere perché è nostro dovere farlo, come è nostro dovere ribadire che difendere i valori occidentali non deve essere un tabù, qualcosa di cui vergognarsi. Noi andiamo fieri dei nostri valori democratici, delle nostre libertà. E la politica non c’entra nulla.