L’esplosione con conseguente fuga radioattiva, per fortuna non grave, accaduta in Russia nella zona del Mar Bianco in un arsenale delle forze armate, ha messo in evidenza da una parte la solita poca attenzione verso la messa a punto di armi letali da parte russa e da un’altra l’ambizione per il nucleare e il tentativo di aumentare le capacità di deterrenza alle sue forze armate.

Il lungo volo dei bombardieri strategici

Il volo compiuto dai bombardieri russi

Dopo il ritiro degli Stati Uniti dal trattato sul nucleare, che ha accusato la Russia di non rispettare, tra il 14 e il 16 agosto due bombardieri strategici con capacità nucleare Tupolev Tu-160 (“Blackjack” per la NATO), appartenenti alla 6950a Guardia aerea dell’Aviazione a lungo raggio russa, sono partiti dalla base di Engels, a sud di Mosca, per arrivare ad Anadyr nella Regione Autonoma di Chukotka, nell’Estremo Oriente russo, di fronte all’Alaska.

Questi bombardieri impegnati in una vera e propria esercitazione erano scortati da altri 10 apparecchi militari, hanno percorso una distanza di 6.000 km a 7.000 metri di quota senza scalo, riforniti in volo e presumibilmente con armi a bordo.

La base di Anadyr dista meno di 600 km dal confine americano e la prova di forza (o di bullismo) è stata quella di dimostrare di saper schierare i bombardieri con capacità nucleare a poca distanza dal nemico.

In Alaska ci sono le difese con postazioni radar, missili anti-aerei e anti-missile, più i reparti da caccia per la difesa del territorio. Nessun bombardiere strategico è di base in Alaska. Una similitudine la possiamo fare in Medio Oriente con la presenza dei missili Iskander in Siria a pochi km dal confine israeliano.

TU-160 Blackjacks russi

I due bombardieri protagonisti del lungo volo erano battezzati “Vasily Reshetnikov” (matricola RF-94102) e il “Vladimir Sudets” (RF-94108). Ogni bombardiere strategico russo porta nomi di città russe o di eroi della patria e dimostra quanto la propaganda di Putin avesse voglia di avere una certa visibilità negli ambienti militari, una volta conclusosi positivamente.

Questo tipo di bombardieri costruiti all’inizio degli anni Novanta, sono in servizio in meno di venti esemplari ma il Cremlino ha dato l’avvio per la costruzione di 50 nuovi esemplari modernizzati e con capacità migliorate, che dovrebbero entrare in servizio dal 2020-21 fino al 2027.

Questi velivoli sono stati usati per le operazioni in Siria, in appoggio al regime di Bashar al-Assad, lanciando i propri missili da crociera sopra il Mar Caspio contro gli obbiettivi prestabiliti in territorio siriano.

Una tattica, quella di colpire gli obbiettivi senza entrare in territorio nemico, simile a quelle adottate durante le Guerre del Golfo dai bombardieri USA e, in alcuni casi anche dai caccia-bombardieri israeliani in Siria (basti pensare al missile Rampage di cui abbiamo parlato).

Nel 2015 due bombardieri “Blackjack” partirono da una base nel Circolo Polare Artico, passarono vicino a Norvegia, Gran Bretagna e Portogallo – mettendo in allerta le difese aeree di questi paesi – per poi volare sopra Gibilterra e poter colpire gli obbiettivi in Siria dal Mediterraneo orientale, e infine prendere la via di casa passando vicino al confine turco e risalire dal Caucaso meridionale o dal Mar Caspio. A cosa servì questa operazione dispendiosa? Per farsi notare!

Armi letali per coprire il livello di inferiorità

L’incidente con fuoriuscita di radiazioni nucleari che si è verificato a Serebryanka, nella zona di Arcangelo, sul Mar Bianco – che erroneamente è stato paragonato all’incidente nucleare di Chernobyl – pare sia dovuto a un misterioso test missilistico, che si aggiunge ad un altro incidente di qualche giorno prima in una base navale.

Si sa soltanto che i russi stanno tentando di mettere a punto un nuovo tipo di missile balistico ipersonico, con capacità nucleari capace di volare 9 volte oltre il muro del suono e un grande drone sottomarino capace di portare testate atomiche.

Un tentativo di deterrenza con armi altamente distruttive che servirebbe a colmare il “gap” tecnologico che ancora esiste con gli Stati Uniti.

Come hanno dimostrato le perdite subite in Siria, nonostante l’introduzione di mezzi più moderni, c’è ancora una certa distanza tra i sistemi d’arma russi e quelli occidentali e anche il livello di preparazione di equipaggi e personale specializzato non sembrerebbe all’altezza.

Raramente si vedono incidenti simili da noi e le prove di forza delle forze strategiche russe servono più che altro a coprire queste falle e a creare fumo agli occhi di noi occidentali. Come succedeva in epoca sovietica.