Siamo ormai all’evidenza dei fatti: in Italia c’è una famiglia potentissima che controlla direttamente o indirettamente quasi tutto il Paese e quello (o coloro) che non riesce a controllare cerca di distruggerlo. La famiglia Berlusconi. Attenzione, la scoperta non è quella dell’acqua calda, cioè, questa è una cosa risaputa da tutti. Quello che invece stupisce è che cambia il quadro della situazione e che “la famiglia” non si mimetizza più ma agisce a viso aperto e senza alcun pudore, quasi in maniera sfacciata.
Ne abbiamo avuto un assaggio ieri quando Marina Berlusconi, presidente di Fininvest, di Mondadori e di altre holding di “famiglia”, ha attaccato Roberto Saviano reo di aver dedicato la sua Laurea Honoris Causa in legge ai giudici milanesi che combattono contro il regime di Berlusconi. L’erede del Premier ha rilasciato delle dichiarazioni che si potrebbero definire persino intimidatorie verso Saviano ma soprattutto si è presentata ufficialmente al Paese per quello che è in realtà, l’erede politica del padre.
E si perché dobbiamo metterci in testa che se l’Italia dovesse in qualche modo liberarsi di Silvio Berlusconi si ritroverà immediatamente tra i piedi un nuovo Berlusconi, Marina. La cosa è del tutto normale e a monte c’è una ragione economica non certamente politica. Un Berlusconi in politica serve per condizionare le leggi del Paese al fine di salvaguardare gli affari di “famiglia”, per continuare a legiferare a favore degli interessi della “famiglia” e, soprattutto, bloccare quelle leggi che potrebbero ridimensionare il potere della “famiglia” (vedi conflitto di interessi, leggi sull’editoria, leggi su internet al fine di bloccare l’unica voce libera, ecc. ecc.). Fino a ieri tutto questo era stato mascherato sapientemente dalla “famiglia” ma probabilmente sono anni che “il boss” sta lavorando alla sua successione. Ora, quando il vecchio “padrino” si trova accerchiato dalle inchieste (quella su Ruby è solo una delle tante) e sprovvisto dello scudo fornito dal legittimo impedimento, prepara la strada alla continuazione della dinastia, non certo per il proseguo di una linea politica o di una idea politica, ma solo ed esclusivamente per salvaguardare gli affari di “famiglia”.
Vedrete che nei prossimi giorni assisteremo alla presentazione semi-aperta dell’erede del “boss” su tutti i potentissimi media della “famiglia”. Vedrete servizi che ne magnificano le qualità manageriali, quelle morali, quelle politiche e via dicendo. Vedrete che piano piano questa figura, rimasta fino ad oggi volontariamente all’ombra del padre, emergerà sempre più sfacciatamente fino ad arrivare a proporsi come “legittima erede del padrino” e “capo della famiglia”.
Spero vivamente di sbagliare questa mia nefasta previsione ma temo che alla fine a tutto questo si arriverà. E’ una questione di sopravvivenza della “famiglia” e non una questione politica dove invece il ricambio generazione non solo è auspicabile, ma è soprattutto un sintomo di democrazia. Qui invece si tenta di sovvertire l’ordine democratico imponendo al Paese una dinastia di potere esattamente come avviene nei regimi e nelle dittature. Spetterà proprio al Paese e ai liberi cittadini impedire che ciò avvenga. Spetterà agli italiani uscire da questa spirale dinastica che soggioga e soffoca questa stupenda e martoriata Nazione.
Brigitta Donati