Si può non essere leghisti. Si può essere leghisti e maroniani. Si può essere leghisti e cerchisti (sostenitori del cerchio magico). Si può essere persino ostili a Bossi come persona. Tuttavia quello che è successo ieri nelle sede della Lega Nord ha qualcosa di estremamente atipico per un Paese come l’Italia: un politico sfiorato da una inchiesta si è dimesso. Questo nessuno lo può negare.
Umberto Bossi si è dimesso dando una lezione d’onore a tutti gli altri politici. Certo, i sospetti sull’operato delle persone a lui vicinissime sono davvero gravi e soprattutto consistenti. Ma nessuno nella Lega Nord si era sognato di incolpare il capo o di chiederne le dimissioni. Lo ha fatto lui da solo, andando completamente in controtendenza rispetto a quello che avviene ogni giorno nel teatrino della politica. Di questo bisogna onestamente prenderne atto.
Come ho avuto già modo di dire, non posso e non voglio entrare nel merito delle accuse rivolte al tesoriere della Lega (ormai ex) Francesco Belsito e a quelli del “cerchio magico”, ma una cosa la posso dire: sono sempre più convinta (convintamente convinta) che se venissero provate le accuse rivolte a Belsito e a quelli del cerchio magico, compresi i figli e la moglie di Bossi, l’Umberto non ne sapeva niente. Penso invece che, sempre che vengano confermate le accuse, qualcuno si sia approfittato della malattia del capo e lo abbia usato un po’ come una marionetta.
Se ne erano accorti Maroni, Salvini e forse anche altri, ma il rispetto per il capo era troppo forte per dirglielo. Lo hanno “messo in guardia” più volte, si sono mossi per “tamponare” lo strapotere di quelli del “cerchio magico”, ma nessuno credo pensava a una cosa del genere.
E Bossi ieri ci ha pensato da solo a dire che “chi ha sbagliato deve pagare a prescindere dal cognome” con chiaro riferimento alla sua famiglia, aggiungendo che “il maltolto va restituito”. Certo, qualcuno dirà che sono solo parole, ma nel vedere l’espressione onestamente devastata di Bossi, rimane difficile non credere a quelle parole.
Ora ci vorrebbe che il Trota prendesse esempio dal padre e con onore si dimettesse dalla sua carica alla Regione Lombardia. Francamente mi viene da sorridere nell’avanzare una richiesta del genere e mi rendo conto di rendermi ridicola ben sapendo che il Trota non ha illivello morale del padre e che quindi non ci pensa nemmeno a dimettersi dal suo incarico alla Regione Lombardia. Tuttavia mi sembrava logico chiederlo dato che fino ad ora, che io sappia, nessuno lo ha fatto.
Rimane il fatto che ieri Umberto Bossi ha dato una lezione di stile e d’onore a tutti quanti, a prescindere dalle sue responsabilità in tutta questa vicenda. Se pensiamo che in parlamento siedono indagati per mafia e per altri gravissimi reati, quella di Bossi è una vera e propria anomalia.
Carlotta Visentin