E’ stata una vera e propria Caporetto per la Lega Nord. Questi ballottaggi oltre ad evidenziare che la gente è stanca di questa assurda classe politica (astensionismo da record), oltre a consegnare una grande città al nuovo comico italiano (dopo Berlusconi, Grillo) ha conclamato la netta sconfitta della Lega Nord, certo prevedibile, ma non a questi livelli.
Come sempre, quando si tratta di Lega Nord e di Bossi, non faccio in tempo a scrivere qualcosa che puntualmente vengo smentita. Non perché io scriva qualcosa di sbagliato ma perché il giorno prima dicono una cosa e il giorno dopo ne fanno un’altra.
Si può non essere leghisti. Si può essere leghisti e maroniani. Si può essere leghisti e cerchisti (sostenitori del cerchio magico). Si può essere persino ostili a Bossi come persona. Tuttavia quello che è successo ieri nelle sede della Lega Nord ha qualcosa di estremamente atipico per un Paese come l’Italia: un politico sfiorato da una inchiesta si è dimesso. Questo nessuno lo può negare.
Una premessa: un avviso di garanzia non è una condanna. Detto questo, però, c’è da chiedersi come sia possibile che una persona con i trascorsi di Francesco Belsito possa essere messo a fare il tesoriere di un partito, cioè gli vengano date in mano le chiavi delle casse piene di milioni. O è una svista colossale, di per se già gravissima, oppure è stato fatto deliberatamente il che è ancora più grave.
E così il Cerchio Magico si becca il secondo schiaffone dopo quello di Varese. Ieri è stato un plebiscito per Bobo Maroni. Nella grande manifestazione leghista di Milano organizzata contro il Governo Monti, la base si è espressa con estrema chiarezza a favore dell’ex Ministro degli Interni.
Bobo, Bobo, Bobo. Un unico urlo si leva dalla platea di Varese. E’ vero, qualcuno ha inneggiato anche a Bossi, ma era Maroni l’uomo più osannato dalla gente leghista accorsa in massa al teatro Apollonio di Varese.