Ma siamo sicuri che il problema dell’Italia sia il debito?

16 Agosto 2011

Due maxi manovre nel giro di due mesi e nessun provvedimento per lo sviluppo. E’ questo lo stato delle cose in Italia. E che Dio ci guardi dagli elogi dell’Unione Europea sbandierati da Berlusconi sui provvedimenti presi da questo governicchio, all’Europa non gliene frega niente se si fa macelleria sociale, a loro interessano sono i macro-numeri e su quelli l’Italia ha fatto la sua parte.

Ma se per l’Europa il problema è il debito pubblico italiano, per gli italiani i problemi sono altri, primo fra tutti la mancata crescita. E su questo il Governo Berlusconi ha enormi responsabilità. Basti pensare che per moltissimi mesi lo stesso Berlusconi ha detenuto l’interim del Ministero dello Sviluppo senza curarsi minimamente di proporre leggi o provvedimenti per la crescita. I risultati li vediamo oggi.

E poi che dire dei costi della politica, tagliati solo in maniera minimale da questa ultima manovra finanziaria, costi ai quali vanno aggiunti quelli della corruzione di cui nessuno parla. Si parla solo di lotta all’evasione, ma uno dei capitoli più onerosi per il nostro Paese è proprio quello che fa capo alla corruzione. La spesa pubblica, le infrastrutture, le grandi opere sono infestate da episodi corruttivi che costano agli italiani miliardi di euro. Eppure la legge anti-corruzione è ferma in qualche cassetto del Senato e si continua, attraverso il Parlamento, a fornire copertura ai politici corrotti.

La situazione italiana non può essere vista solo con i macro-numeri dell’Unione Europea, ma va analizzata anche in tutti i suoi rivoli e in tutte quelle spese che indirettamente pesano sul cittadino. Se non si fa questo (e il capitolo corruzione ne è solo un esempio) non usciremo da questo pantano nel quale ci ha ficcato Berlusconi e la sua cricca di inquisiti.

Attenti quindi a non farsi fuorviare dagli elogi dell’Unione Europea in merito alle misure prese da questo Governo per arginare il debito pubblico. Per loro va bene così, ma per noi è un martirio. Per l’uomo della strada è un vero e proprio sollazzo che non potrà che portare ad una drammatica recessione che invaliderà qualsiasi sacrificio fatto fino ad ora. E tra tre/quattro mesi ci ritroveremo punto e a capo e ci renderemo conto che servirà un’altra manovra “lacrime e sangue”. Di questo passo non se ne esce più. O si svolta veramente oppure è  meglio fallire. Di manovre andreottiane non ne abbiamo davvero bisogno.

Carlotta Visentin

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