Da molti mesi il Mali è praticante diviso in due. Al sud il Governo legittimo, al nord l’autoproclamato “Stato islamico del Nord Mali” in mano agli estremisti islamici di Ansar Dine e ai ribelli Tuareg. Proprio al nord l’ignoranza e la violenza islamica stanno distruggendo uno dei più importanti patrimoni dell’Umanità: Timbuktu.

Occupata a marzo dai ribelli Tuareg ben presto la città, dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è stata letteralmente invasa dalle milizie islamiche di Ansar Dine che hanno dato il via ad una spirale di violenze contro la popolazione (stupri, torture e uccisioni sommarie) senza precedenti e di cui avevamo dato notizia il 5 aprile. Non paghi delle immani violenze sulla popolazione gli estremisti islamici, da buoni osservanti, hanno iniziato a distruggere letteralmente la città.

Timbuktu,conosciuta anche come “la città dei 333 santi” è ricchissima di santuari e di tesori storici. Il problema sono proprio i santuari che gli estremisti islamici voglio distruggere in quanto non appartenenti alla loro religione, un po’ come fecero i talebani con le statue del Budda in Afghanistan. E la distruzione è iniziata, costante  e sistematica. Secondo fonti dell’UNESCO diversi santuari sono stati saccheggiati e dati alle fiamme.

Ma i salafiti di Ansar Dine non si limitano solo a distruggere i monumenti storici. Dopo aver imposto la Sharia hanno iniziato a incendiare tutti i bar e i locali della città, spesso collocati in edifici storici di incredibile bellezza. E ora a preoccupare gli esperti dell’UNESCO sono le centinai di manoscritti rarissimi custoditi nei santuari e in altri siti storici. Rischiano di essere bruciati perché “non islamici”.

Intendiamoci, la tragedia umana che sta vivendo il Nord del Mali è ben più grave dei danni ad un capolavoro come Timbuktu, ma non potevamo esimerci di dare notizia anche di questo ulteriore scempio islamico.