Non si poteva non parlare di Medio Oriente nel vertice Trump – Putin, troppo importante la stabilizzazione della regione per non essere un punto fondamentale della discussione dei due leader. Lo conferma lo stesso Presidente Trump in una intervista rilasciata a Fox News dove ha detto che «il vertice è stato molto positivo per Israele».
Premesso che il Presidente Trump non è entrato nei dettagli né della discussione riguardante il Medio Oriente né in quelli di una eventuale intesa sui “punti caldi” che con molta probabilità hanno riguardato la Siria e la presenza iraniana in quella regione, ma tra le righe si può leggere che la discussione è stata molto proficua per le richieste israeliane.
«Abbiamo raggiunto molte buone conclusioni. Una conclusione davvero buona per Israele. Qualcosa di molto forte», ha detto Trump a Fox News senza però entrare nei dettagli. Poi ha detto che Putin è un «grosso fan di Bibi» riferendosi al Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, con il suo soprannome.
Ma cosa possono aver deciso Trump e Putin durante il vertice? A cosa si riferisce Trump quando dice di aver raggiunto un accordo molto buono (e molto forte) per Israele? La prima cosa che viene in mente è un accordo per evitare che l’Iran si posizioni stabilmente in Siria e soprattutto che non si avvicini ai confini con Israele. Nella sua ultima visita a Mosca il Premier israeliano aveva chiesto a Putin che gli iraniani lasciassero la Siria garantendo in cambio che Israele non avrebbe fatto nulla per rovesciare il regime di Assad. Come contropartita Putin potrebbe aver ottenuto da Trump la promessa che gli americani abbandonino definitivamente la Siria lasciando che sia la Russia a gestire il dopoguerra con la garanzia però che gli iraniani lascino il territorio siriano.
Logico che siamo nel campo delle ipotesi anche se molto plausibili, soprattutto per quello che è avvenuto nei giorni precedenti il vertice Trump – Putin, in particolare l’incontro tra Netanyahu e il Presidente russo al quale è seguito a stretto giro di posta un attacco israeliano alla base aerea di Al-Nayrab, a nord di Aleppo, base usata dai pasdaran iraniani per trasferire in Siria uomini e armi. Impossibile che i russi non ne fossero stati informati. Poi, monitorando i media di Teheran e le dichiarazioni di vari politici iraniani, ci si è accorti di un certo nervosismo iraniano riguardo alla situazione in Siria e in particolare proprio rispetto all’atteggiamento russo nei confronti di Israele.
Le conseguenze per Hamas
Sempre ammesso che le nostri ipotesi siano vicine alla realtà, Israele avrebbe un grosso pensiero in meno, quello dell’apertura di un fronte a nord. Di riflesso potrebbe dedicare più risorse alla soluzione del problema Hamas, un problema probabilmente sempre rinviato proprio per non fare un favore agli iraniani che avrebbero voluto lo Stato Ebraico impegnato su due fronti.
Anche in questo caso i segnali sono molto forti: il richiamo da parte del IDF di un certo numero di riservisti, il posizionamento di Iron Dome a difesa di Tel Aviv, la chiusura dei valichi di Kerem Shalom e di quello egiziano di Rafah, avvenuto proprio questa mattina. Tutto sembra indicare la preparazione di una operazione militare di una certa importanza che, senza la preoccupazione del fronte nord, potrebbe prendere il via in qualsiasi momento.
Senza entrare nelle polemiche seguite al vertice Trump – Putin e che non riguardano Israele, sembrerebbe quindi che da questo vertice l’asse Iran – Hamas ne sia uscito con le ossa rotte e questa è una buona notizia per tutto il mondo, non solo per Israele.