Negare la Shoah e passare da “libero pensatore”. In Italia, a differenza di molti altri Paesi europei, si può fare e per questo si può addirittura diventare una icona per tutti i negazionisti. E’ successo di nuovo a Roma dove un professore, tale Roberto Valvo, docente (sic) di storia dell’arte presso il liceo Rispetta di Roma aveva detto che la Shoah era una invenzione.
Denunciato per questo da una studentessa romana, è stato assolto dal giudice perché il fatto non costituisce reato in quanto il “buon’uomo” non avrebbe fatto propaganda ma si sarebbe limitato a esprimere una sua opinione che nella fattispecie era che l’olocausto fosse una menzogna e che i filmati erano stati girati niente po po di meno che da registi del calibro di Hitchcock.
Scrive il giudice Maria Cristina Muccari che le tesi negazioniste sostenute da Valvo non hanno nulla a che fare con la propaganda delle idee fondata sulla superiorità della razza e sull’odio razziale e pertanto non costituiscono reato. In effetti in Italia, grazie soprattutto al M5S, il reato di negazionismo non esiste mentre esiste quello di propaganda nazista. Tuttavia il negazionismo, proprio perché assurdo e quindi strumentale, ha pienamente a che fare con le idee naziste e pochissimo a che fare con la libertà di pensiero e di espressione. Se si afferma, come ha fatto Roberto Valvo anche durante un consiglio di istituto che “quel campo di concentramento (riferito ad Auschwitz n.d.r.) è una scenografia costruita dagli americani” non si esprime una opinione, si fa propaganda negazionista e filo-nazista. Punto.
In Italia si è passati nel volgere di poco tempo da una proposta di legge che punisse il negazionismo ad una approvazione del negazionismo stesso per legge. E i nazisti gongolano e parlano già di “sentenza storica” che rispetta il libero pensiero, quello di Hitler naturalmente.
Noemi Cabitza