Una donna anziana e una bambina di appena 10 anni si recano come persone normali al mercato di Damaturu, una città nella Nigeria nordorientale. E’ venerdì mattina, l’ultimo giorno di ramadan e il mercato è molto affollato quando all’improvviso la donna anziana e la bambina saltano in aria uccidendo almeno nove persone e ferendone a decine. Il giorno prima, giovedì 16 luglio, era stato il mercato di Gombe (200 Km da Damaturu) a essere colpito da un attentatore suicida che si è portato con se almeno 50 vittime innocenti. Entrambi gli attentati sono stati rivendicati da Boko Haram.

Quelli di Gombe e di Damaturu sono solo gli ultimi di una lunghissima serie di orrori che negli ultimi mesi hanno insanguinato la Nigeria nella quasi indifferenza della comunità internazionale che non è mai andata oltre lo sdegno e le dichiarazioni di circostanza. Tutti, a parole, riconoscono la pericolosità di Boko Haram, tutti sempre a parole dicono di voler aiutare la Nigeria in questa lotta contro il terrorismo islamico ma nessuno fa realmente qualcosa di concreto.

Il simbolo dell’abbandono della Nigeria da parte della comunità internazionale è la città Mongunu, posizionata in posizione strategica, un tempo era una città molto fiorente, crocevia di affari e del mercato dei prodotti agricoli provenienti da tutto il nord della Nigeria. Oggi è solo il fantasma di quella città ricca e fiorente che era fino a tre anni fa quando entrò nel mirino di Boko Haram che arrivò persino a conquistarla dopo una feroce battaglia con l’esercito nigeriano che fu costretto a capitolare. A Mongunu i terroristi di Boko Haram fecero una vera e propria carneficina dalla quale non si salvarono nemmeno donne e bambini, il tutto mentre la comunità internazionale perdeva tempo a discutere su come fermare Boko Haram. Da allora sono passati tre anni, Mongunu è stata riconquistata dall’esercito nigeriano ma è continuamente sotto attacco (l’ultimo importante attacco lo scorso 10 luglio) e oggi è solo un immenso campo profughi dove trovano riparo gli abitanti dei villaggi vicini per sfuggire alle stragi di Boko Haram. A Mongunu non ci sono osservatori internazionali, non ci sono ONG, non ci sono inviati dell’Onu o del famigerato Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Nessuno ha visto la carneficina fatta da Boko Haram il 10 luglio dopo che l’esercito nigeriano aveva respinto l’attacco delle milizie islamiche le quali per vendetta hanno attaccato i villaggi di Kalwa, MiSala e Gwollam macellando (letteralmente) decine di persone tra le quali donne e bambini. E nemmeno i media se ne interessano più di tanto, giusto una conta dei morti ogni tanto e qualche articolo di poche righe quando, come a Damaturu, a farsi esplodere è una bambina di appena 10 anni, sicuramente inconsapevole di quello che stava facendo.

Il tempo delle parole e delle vane promesse è finito, la Nigeria non può continuare ad essere abbandona a se stessa. Lasciare il Paese più popoloso del continente africano in balia delle milizie islamiche di Boko Haram, che al contrario vengono abbondantemente armate e finanziate, è un vero suicidio che non coinvolge solo la Nigeria ma tutto il continente africano e ha ripercussioni anche in Europa con un considerevole aumento dei flussi migratori da questo enorme Paese. La politica adottata dalla comunità internazionale nei confronti della situazione in cui versa la Nigeria è semplicemente una politica da sconsiderati basata solo sulle parole e sullo sdegno a fasi alterne. Ma nel concreto nessuno fa niente per aiutare il grande Paese africano a combattere questa guerra sanguinosa e a fermare questa carneficina che va avanti da anni.

Ricordate #BringBackOursGirls? Ricordate quella campagna mediatica usata più o meno da tutti quando 200 ragazze vennero rapite da Boko Haram? Che fine hanno fatto le promesse fatte alla Nigeria di un aiuto concreto? Passato il clamore mediatico non se ne è più parlato e intanto la carneficina continua.

Scritto da Claudia Colombo