In questi giorni di febbrile attesa per un accordo sugli ostaggi e per un cessate il fuoco a Gaza, esperti, giornalisti e chiunque abbia un po’ di fiato in bocca, si spertica nel proporre soluzioni, equazioni e quant’altro possa portare ad una soluzione del contenzioso.
Ieri Enrico Mentana ha proposto la “geniale” soluzione della “forza di interposizione” tra Israele e Gaza, forza di interposizione non si sa da chi formata, magari dai “pacifici” turchi visto che se non ricordo male Erdogan è un po’ che ci prova. Abbiamo visto come è andata a finire in Libano.
Altri “esperti di geopolitica” propongono di fermare la vendita di armi a Israele, cioè all’unico paese democratico che si frappone tra l’occidente e la prepotenza islamica (pre-potenza in attesa di diventare potenza).
Erdogan, sempre lui, vorrebbe invadere Israele come ha fatto con il Kurdistan siriano (dove ha preso qualche sberla) mentre giornalisti come Lorenzo Cremonesi, ieri in diretta alla 7, si lamentava dei posti di blocco in Cisgiordania, ieri, cioè il giorno dopo il tentativo di grande attentato a Tel Aviv.
Ho l’impressione di vivere in mondo di matti, di gente che apre la bocca solo per dare aria, che parla giusto perché sa che ci sono migliaia di follower pronti a mettere un like sulle stupidate che dicono.
Almeno Erdogan lo fa perché sa che ci sono milioni di fanatici musulmani pronti ad elevarlo a capo della Fratellanza Musulmana e pure a seguirlo in questo suo vecchio pallino della conquista di Gerusalemme.
Ora, io non sono nessuno rispetto a questi “mostri sacri” del giornalismo che sono i vari Mentana, Cremonesi e compagnia cantante, però alcune cosette le ho capite.
A – Nelle discussioni in merito al cessate il fuoco a Gaza non si può prescindere dal volere di Israele semplicemente perché in questo momento è Israele a dettare le condizioni, non Hamas. È una equazione semplicissima a portata di qualsiasi mente.
B – Gli ostaggi sono presumibilmente quasi tutti morti, specialmente gli uomini. Ieri l’IDF ha trovato i corpi di altri sei ostaggi. Per Hamas è più semplice ucciderli che tenerli in vita perché è consapevole che fino a quando non si troveranno i corpi verranno considerati vivi. Quella che Hamas considera una “moneta di scambio” non ha quindi lo stesso peso che aveva subito dopo il 7 ottobre. Israele lo sa, i negoziatori lo sanno.
C – Israele non può lasciare Hezbollah sotto la linea blu. È una questione esistenziale. I tentativi americani di scongiurare un allargamento del conflitto finiranno quindi per andare a sbattere su questa realtà. Fare quindi qualsiasi concessione ad Hamas nel tentativo di non allargare il conflitto non ha nessun senso.
D – Ultimo ma non in termini di importanza, si tende a mettere Israele e Hamas sullo stesso piano. Non è corretto. Israele è uno stato democratico che si difende dal terrorismo islamico, Hamas è il terrorismo islamico. Sarebbe come se dopo l’11 settembre si fossero messi gli Stati Uniti sullo stesso piano di Al Qaeda.
Mi spiace per quelli che cercano soluzioni alternative che prevedono sempre e comunque un cedimento di Israele. La storia insegna che con il terrorismo, specie quello islamico, non si negozia. Gli americani sono i primi promotori di questa equazione, eppure adesso vorrebbero che Israele facesse il contrario.
Ed è proprio questo lo sbaglio americano, vendono il loro più importante “comandamento” mettendo di fatto Hamas, un gruppo terrorista, sullo stesso piano di Israele. Non è possibile.