Cosa ci vorrebbe a Obama per sconfiggere quei cialtroni dello Stato Islamico? Praticamente nulla. Gli basterebbe aumentare i raid aerei (per esempio la quantità che faceva sulla Libia), mandare un battaglione di marines ben armato e il gioco sarebbe fatto.
Pensateci un attimo. I curdi stanno sconfiggendo l’ISIS con vecchie e pochissime armi, con le infradito ai piedi invece degli anfibi, senza mezzi corazzati e senza una artiglieria degna di questo nome. Eppure li battono ovunque. Vi viene il dubbio che in tutta questa storia ci sia qualcosa che non va?
A chi fa comodo lo spauracchio dello Stato Islamico?
Facile rispondere a questa domanda. Prima di tutto fa comodo all’Iran. Da quando c’è l’ISIS praticamente non si parla più del programma nucleare iraniano e nel caso se ne parli lo si fa appena di sfuggita non ritenendolo la priorità. Eppure il programma nucleare degli Ayatollah è molto più pericoloso dello Stato Islamico. Poi fa comodo a Obama, prima di tutto per chiudere proprio con l’Iran un accordo che a lui sta bene ma che è inviso a Israele e a chiunque abbia un minimo di cervello. Poi, in seconda battuta, perché distrae il mondo dalla figuraccia fatta dal Presidente americano con la Siria. A quanto sembra Obama sta stringendo addirittura una alleanza proprio con l’Iran per combattere quei cialtroni assassini dell’ISIS e già questo la dice parecchio lunga sulla sua insufficienza. In terzo luogo fa comodo ad Assad (e di riflesso all’Iran e a Hezbollah) il quale si sta concentrando su Al-Nusra e sui ribelli del Libero Esercito Siriano nel conflitto che insanguina la Siria lasciando praticamente campo libero all’ISIS. La strategia di Assad (cioè di Teheran) è chiara: posizionare Hezbollah e i pasdaran iraniani sul Golan per minacciare da vicino Israele. Infine, ma non meno importante, fa comodo alla Turchia, non solo per la vicinanza ideologica alle idee dei tagliagole dello Stato Islamico, ma anche per tutta una serie di affari che Ankara sta facendo con l’ISIS (per esempio il petrolio che estraggono dai territori occupati). Ma il vantaggio più concreto la Turchia lo ottiene sul Kurdistan. Da sempre contraria alla formazione di uno Stato curdo indipendente fino a quando lo Stato Islamico rimarrà dove si trova il sogno curdo di unificare il Kurdistan iracheno a quello, turco, siriano e iraniano rimarrà sulla carta. Ecco perché i turchi non sono intervenuti a Kobane e si oppongono fermamente alla consegna di armi ai curdi nonostante siano gli unici che veramente combattono lo Stato Islamico sul terreno.
Lo Stato Islamico in Libia è lo stesso di quello che è in Iraq e in Siria?
Teoricamente si, praticamente no. Mi spiego. Ideologicamente sono la stessa cosa ma in Libia la situazione è più complessa. Non c’è un unico gruppo, non c’è un unico coordinamento, c’è una marasma di gruppi affiliati all’ISIS ma che in molti casi ne usano solo il nome. Dello Stato Islamico “ufficiale” c’è una piccola componente che sta cercando di unire i vari gruppi e ci sta riuscendo. Ma ancora la situazione non è così grave come in Iraq e Siria. Certo, lo può diventare in breve tempo se non si interviene subito, ma per ora paragonare l’ISIS in Libia a quello in Iraq e Siria è un vero azzardo. Anche il numero dei cosiddetti “Foreign fighters” è per il momento molto limitato. E’ chiaro che se si sta a guardare come si è fatto in Iraq e Siria la cosa potrebbe degenerare in brevissimo tempo. E la Libia è a pochi chilometri da casa nostra.
Concludendo ho la netta impressione che in questo momento non ci sia da parte di parecchia gente la volontà di sconfiggere veramente lo Stato Islamico. Certo, a parole tutti affermano il contrario, ma l’ISIS adesso fa comodo a troppa gente per combatterlo come si dovrebbe.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Maurizia De Groot Vos
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