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Rights Reporter > Editoriali > Quanto costa al mondo la debolezza politica americana?
Editoriali

Quanto costa al mondo la debolezza politica americana?

Il problema americano non è la debolezza militare, anzi, Washington non ha lesinato sulla difesa. La debolezza americana è politica. E in questo momento forse è peggio della debolezza militare

By Franco Londei Published 19 Marzo 2022
4 Min Read
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Solo qualche giorno fa davamo conto dell’attacco iraniano al consolato americano di Erbil, nel Kurdistan iracheno. Nel farlo ci meravigliavamo del silenzio americano di fronte a cotanta sfacciataggine da parte dei Guardiani della Rivoluzione (IRGC) che poi puntualmente hanno rivendicato l’attacco.

Passano appena quattro giorni e non solo gli americani non rispondono come si deve alle guardie rivoluzionarie, ma si viene addirittura a sapere che il Presidente Joe Biden vuole togliere le IRGC dalla lista delle organizzazioni terroristiche.

Questa sequela di inchini agli Ayatollah è solo l’ultima di una lunga serie debolezze e concessioni che l’America ha fatto in giro per il mondo negli ultimi tempi, in primis la fuga dall’Afghanistan e il ritiro dei Patriot dal Golfo Persico che di fatto lascia scoperti i Paesi del Golfo agli attacchi iraniani.

Poi non c’è da stupirsi se una mattina Vladimir Putin si alza e decide di invadere l’Ucraina o se le navi cinesi si fanno sempre più minacciose intorno a Taiwan.

Non c’è da stupirsi se i Guardiani della Rivoluzione iraniana valutano che l’Iraq deve essere roba loro e con la scusa di presunti attacchi all’Iran dal territorio iracheno, decidono di attaccare il Kurdistan affermando che ormai è una sorta di base sionista.

«Se i funzionari iracheni non prenderanno provvedimenti per rimuovere le basi dei sionisti in quel paese mentre la nostra sicurezza continua a essere minacciata da questa regione [il Kurdistan iracheno], risponderemo senza esitazione», ha detto ieri sera il portavoce dell’IRGC Ramazan Sharif.

Quindi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, le minacce cinesi a Taiwan arriva anche la minaccia iraniana all’Iraq.

Intendiamoci, non è che l’America non abbia uomini e mezzi schierati in mezzo mondo a difesa dei capisaldi della democrazia o delle aree critiche. Ne ha tantissimi. Solo che non intende usarli così come non intende rispondere agli attacchi iraniani (colpire un consolato americano a passarla liscia non è roba da tutti i giorni).

E visto come stanno evolvendo le cose a Vienna possiamo dare per assodato che finalmente gli Ayatollah avranno la loro bomba atomica.

La debolezza americana non sta quindi nella mancanza di mezzi, sta nella pochezza di governo, nella apatia di fronte a un mondo che cambia in peggio e vede una autocrazia attaccare una democrazia come se fosse una cosa normale.

E cosa farà l’America quando l’Iran attaccherà Israele da ogni dove, dal Libano, dalla Siria, dall’Iraq e persino dal proprio territorio? Perché è questo che stanno preparando a Teheran, sarà questa la prossima grande guerra. Gli Ayatollah neppure nascondono le proprie intenzioni.

Purtroppo anche in quel caso temo che Israele dovrà combattere da solo, come sta facendo benissimo l’Ucraina.

Sull’America non possiamo più contare ed è bene che lo capiscano anche in Europa e accelerino sulla difesa europea. Ma per ora dobbiamo pagare dazio e solo alla fine sapremo quanto ci è costata la debolezza politica americana.

TAGGED: cina, iran, iraq, israele, joe biden, politica americana, russia, ucraina

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