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Rights Reporter > Editoriali > Questa volta sto con Trump. Un messaggio andava mandato
EditorialiMedio Oriente

Questa volta sto con Trump. Un messaggio andava mandato

By Franco Londei Published 5 Gennaio 2020

Non credo alla versione “oddio ho sbagliato pulsante” o a quella “che culo, c’era anche Soleimani nell’auto”. Credo invece che finalmente Donald Trump (che come è noto non amo particolarmente) abbia compiuto un atto da leone, proprio come chiedevo pochi giorni fa.

Agli iraniani e ai loro alleati andava mandato un messaggio forte e fino ad ora invece erano stati mandati solo messaggi deboli, minacce vuote e prive di concretezza.

Ma la scelta di colpire Qassem Soleimani non è solo un messaggio all’Iran, non è stato solo un attacco preventivo. Uccidere il numero due di Teheran (perché questo era Qassem Soleimani) è un messaggio alla prepotenza islamica, all’espansionismo di matrice musulmana che negli ultimi anni non ha avuto nessun freno.

Qualcuno sostiene che sia anche un messaggio ad Erdogan, che Trump abbia voluto far vedere che chiunque è sotto il mirino americano. Non so in tutta onestà se sia veramente così, so però che il dittatore turco non deve aver dormito tanto bene dopo l’eliminazione di Soleimani, cioè dell’uomo più potente in Medio Oriente.

Non mancano nemmeno le critiche e le preoccupazioni. Critiche (dai soliti noti) per aver ucciso un militare iraniano giudicato parte fondamentale della lotta all’ISIS (figuriamoci), preoccupazioni per la scontata vendetta iraniana.

Molte di queste preoccupazioni riguardano Israele. Gli iraniani hanno già trovato il modo di accusare lo Stato Ebraico di aver collaborato con gli Stati Uniti per questa missione. Il rischio che attivino i loro proxy regionali, soprattutto Hezbollah, ma anche Jihad Islamica e Hamas, è molto alto.

Ma il rischio è davvero più alto di qualche giorno fa? Non sono forse anni che gli iraniani, proprio grazie a Qassem Soleimani, lavorano all’accerchiamento di Israele? Ogni giorno il rischio che lo Stato Ebraico venga attaccato è molto elevato e non sarà certo l’uccisione del pupillo di Khamenei a peggiorare le cose o dare inizio alla guerra più annunciata di tutti i tempi.

Quindi, cosa cambia realmente per Israele se non il fatto che il regista del suo accerchiamento non ci sia più? Anzi, con questa azione gli americani hanno fatto capire molto bene che in caso di conflitto tra Israele e Iran si dovranno fare i conti anche con loro.

Qualcuno addirittura arriva a parlare di “terza guerra mondiale”, come se lasciar fare gli iraniani porti alla pace mondiale.

No, guardate, l’uccisione di Qassem Soleimani è la cosa migliore che Donald Trump potesse fare. Comporta dei rischi? Sicuramente, chiunque affermi il contrario è un pazzo. Ma gli iraniani non potevano essere più lasciati liberi di tramare tutto quello che volevano, di fare e disfare intere nazioni, di allargare in modo preoccupante la loro influenza ad altri Stati.

Non avrei mai pensato di poterlo dire, ma Donald Trump ha fatto la sua prima cosa concreta e giusta nello scacchiere mediorientale da quando è presidente degli Stati Uniti. E per oggi…viva Trump.

TAGGED: donald trump, iran, israele, Qassem Soleimani, terza guerra mondiale

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