In questi ultimi giorni, su alcuni siti sportivi, sta girando la notizia della minaccia da parte del calciatore egiziano Mohammed Salah di lasciare l’attuale squadra del Liverpool e la Premier League inglese a causa del trasferimento del nazionale israeliano Moanes Dabbur nel campionato inglese.
Il giocatore incriminato che ha scatenato le ire di “Momo” Salah (che ha giocato in passato nella Roma) è un arabo-israeliano, musulmano, titolare della nazionale israeliana, attualmente in forza agli austriaci del Salisburgo e top-scorer dell’Europa League, la seconda competizione continentale dopo la Champions League.
Il centroavanti israeliano si era fatto conoscere l’anno scorso quando la sua squadra è riuscita ad arrivare fino alla semifinale della manifestazione.
Che c’entrano i problemi geopolitici e politici e di odio contro il calcio e lo sport? Bisognerebbe chiederlo all’egiziano Salah, già famoso ai tempi del Basilea quando si rifiutò di stringere la mano ai giocatori del Maccabi Tel Aviv durante una doppia sfida europea di alcuni anni fa (la stretta di mano tra i giocatori delle due squadre prima di ogni match è un rituale obbligatorio e sacro per gli organismi che governano il calcio). Nella prima partita fece finta di allacciarsi gli scarpini fingendo di avere un qualche problema, mentre nella seconda si rifiutò platealmente.
La UEFA, organo che comanda il calcio europeo, lasciò passare la cosa alla faccia delle scritte “Respect” stampato sulle maniche di tutte le squadre partecipanti alle sue manifestazioni e le bandiere “Say No To Racism”, con tanto di spot sui canali sportivi.
Il giocatore, inoltre, è un dichiarato simpatizzante della fratellanza musulmana, nata proprio in Egitto negli anni venti del novecento.
Intanto con il campionato austriaco fermo per la sosta, su Instagram Dabbur ci fa sapere che è a Londra per vedere le partite dell’Arsenal con amici, in pieno clima natalizio.
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