Stato Islamico e Turchia legati a doppio filo. Silenzio dall’Europa

2 Settembre 2014

Lo Stato Islamico, ISIS,non potrebbe vivere senza il fondamentale appoggio della Turchia. Non ci si faccia ingannare dagli annunci di Abu Bakr al-Baghdadi di voler conquistare anche la nazione turca, in effetti senza il fondamentale aiuto logistico di Ankara l’ISIS potrebbe ben poco.

In primo luogo la Turchia è il territorio attraverso cui passano tutti gli affari illegali che finanziano lo Stato Islamico, dal contrabbando di petrolio al mercato di materie prime. Secondo una indagine dl Dipartimento di Stato USA lo Stato Islamico “esporta” da 30.000 a 70.000 barili di petrolio al giorno ricavati da diversi giacimenti conquistati (otto solo in Siria) e venduti sul mercato a prezzi molto più bassi rispetto al prezzo ufficiale del greggio (da 26 a 35 dollari al barile contro gli oltre 100 del mercato ufficiale). Questo mercato clandestino avviene per buona parte attraverso la Turchia che non può non vederlo. E poi ci sono le banche turche attraverso cui passano i finanziamenti provenienti dal Qatar, centinaia di milioni di dollari che servono a pagare gli stipendi dei miliziani (tra 700 e 1.000 dollari al mese) e il sostentamento alle famiglie dei caduti. Infine attraverso la Turchia passano gli uomini e le donne che da tutto il mondo vanno a combattere con lo Stato Islamico, passando senza grandi controlli anche grazie a compiacenti guardie di frontiera. Questo movimento di persone è a doppio senso, cioè i “combattenti” entrano ed escono molto tranquillamente dal territorio sotto controllo dello Stato Islamico usando la Turchia come area di transito, il che significa che quelli di loro che intendono rientrare per esempio in Europa per compiere attentati o fare proseliti non hanno bisogno di fare tanti giri, gli basta andare in aeroporto.

In Turchia lo Stato Islamico gode di sempre più simpatie tra gli islamisti convinti, compresi i politici di alto rango. L’ISIS ha soppiantato la Fratellanza Musulmana nelle simpatie governative e popolari. E questo non avviene solo con i turchi che abitano in Turchia ma anche con quelli espatriati in particolare con i milioni di turchi che abitano in Germania. Non è un caso che il nuovo video di reclutamento dello Stato Islamico, prodotto con tecnologie modernissime, sia stato fatto in tedesco con sottotitoli in Inglese. L’obbiettivo è quello di rivolgersi ai milioni di turchi che abitano in Germania da dove arrivano anche migliaia di donazioni in denaro.

Il silenzio europeo

Stupisce il silenzio europeo sull’appoggio turco allo Stato Islamico. Le azioni turche non avvengono in maniera occulta, tutt’altro, vengono effettuate pressoché alla luce del sole. La Germania, che si dice fortemente preoccupata per possibili ripercussioni interne, tace completamente. Idem la Gran Bretagna e gli altri paesi a forte immigrazione turca. Sembrano quasi intimoriti. Silenzio anche dalle istituzioni europee che nonostante siano consapevoli dell’appoggio turco allo Stato Islamico non hanno chiesto alla Turchia di irrigidire i controlli né di dissociarsi apertamente. Nessuna richiesta di un aumento dei controlli alle frontiere, nessuna richiesta alle banche turche di interrompere il flusso di denaro verso le casse dello Stato Islamico. Sembra quasi un tacito consenso. Eppure il rischio che l’ISIS colpisca anche in Europa è elevatissimo. Sarà forse per questo che si tace su tutta la linea. Paradosso dei paradossi, l’Europa sta finanziando ad ampie mani la WEFA, una organizzazione islamica ufficialmente “umanitaria” partner della IHH turca da più parti sospettata di fare da “ombrello umanitario” a diversi gruppi terroristici, compreso l’ISIS.

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