Il Presidente Donald Trump avrebbe voluto bombardare i siti nucleari iraniani prima di lasciare la Casa Bianca ma sarebbe stato fermato dai suoi massimi consiglieri.

A riferirlo è un articolo del New York Times secondo il quale i consiglieri del Presidente, tra i quali Mike Pompeo e il vice-presidente Mike Pence, lo avrebbero fortemente sconsigliato perché qualsiasi tipo di attacco all’Iran rischierebbe di innescare un conflitto regionale.

Sempre secondo il NYT l’obiettivo dell’attacco sarebbe stato quasi certamente la centrale di Natanz dove i giorni scorsi gli ispettori della AIEA, l’agenzia atomica internazionale, avevano scoperto che l’Iran aveva prodotto uranio arricchito in quantità 12 volte superiore al consentito, abbastanza per produrre almeno due ordigni nucleari.

Ci doveva pensare molto prima

L’idea di bombardare i siti nucleari iraniani non è del tutto campata in aria, anche perché stando alle dichiarazioni del Presidente eletto, Joe Biden, ci sarebbe l’intenzione da parte della nuova amministrazione di ripristinare il vecchio accordo sul nucleare iraniano (JCPOA). Solo che, fatto adesso, rischia di sembrare un “dispetto” alla nuova amministrazione piuttosto che una cosa necessaria com’è in effetti.

Trump doveva quindi agire prima, oppure doveva dare semaforo verde a Israele rifornendolo di bombe anti-bunker, ipotesi ancora valida e tutt’altro che campata in aria.

Certo, avrebbe lasciato (o lascerà) alla nuova amministrazione una brutta gatta da pelare, ma avrebbe anche messo una pietra tombale sul possibile ritorno al JCPOA. E scusate se non è poco.