La Turchia sta attraversando una delle crisi economiche più grandi della sua storia. Ci sono diversi fattori, tutti economici, che caratterizzano questa crisi ma Erdogan se la prende con gli Stati Uniti e con Israele parlando di “terrorismo economico” e addirittura di un nuovo golpe, questa volta però perpetrato attraverso il sistema economico.

Ne parla Ibrahim Karagul in un editoriale pubblicato oggi sul quotidiano conservatore turco Yeni Safak, molto vicino a Erdogan, nel quale il noto giornalista turco, voce di Erdogan, parla apertamente di terrorismo economico e di attacco alla Turchia attraverso mezzi economici. Anzi, Ibrahim Karagul va oltre e parla di un nuovo tentativo di Golpe ordito da Stati Uniti e Israele, visti come mandanti anche del tentato golpe del 2016.

Secondo Ibrahim Karagul «la Turchia è sotto attacco economico» e questa «non è una crisi economica ma un vero e proprio tentativo di abbattere la Turchia». Scrive Garagul: «è uno sforzo per formare masse insoddisfatte e forgiare un’atmosfera domestica per un nuovo intervento straniero. Questi attacchi sono l’estensione dell’ondata di attacchi statunitensi che sono sfociati nell’operazione di distruzione del 15 luglio 2016. A questo proposito, si tratta di un progetto avviato con l’economia e finalizzato al raggiungimento di un risultato politico. È un tentativo di fermare la Turchia».

Le accuse lanciate dal “portavoce” di Erdogan sono molto serie e mirano ad aizzare i turchi contro gli Stati Uniti e Israele e a distogliere l’attenzione del grande pubblico dai veri motivi della crisi turca.

Il giornalista portavoce di Erdogan usa tutto il repertorio di frasi che da noi si etichetterebbero come “populiste” per far breccia nei cuori dei turchi. C’è il complotto israeliano, quello statunitense, persino quello europeo. Il tutto perché, secondo questa narrazione, la Turchia ha osato «opporre resistenza» a questo nuovo ordine mondiale che americani e israeliani vorrebbero imporre.

Infine si domanda «cosa avranno in serbo» i nemici della Turchia per il prossimo futuro e azzarda previsioni da apocalisse economica se la Turchia non si dovesse piegare ai “poteri forti” americano-sionisti.

Ora, va da se che nella crisi economica turca non c’entrano nulla né gli Stati Uniti né tanto meno Israele. I problemi della Turchia vengono da una folle gestione dei conti pubblici e dall’ostinazione di Erdogan nel non muovere di un millimetro il tasso di interesse (ma è molto più complessa la situazione). Fa paura però il tentativo di un giornale seguitissimo come Yeni Safak di aizzare la popolazione turca contro questo fantomatico “terrorismo economico” voluto da USA e Israele. Ancora più impressione fanno le richieste che vengono avanzate come il ripristino dello stato di emergenza e la mobilitazione generale di tutto il popolo turco contro queste “entità straniere”, tra le quali c’è anche l’Unione Europea, che vogliono piegare la Turchia ai loro voleri. Ne vedremo delle belle.