Uganda, Kampala – Doveva essere una serata di gioia e di divertimento alla quale partecipavano attivisti dei Diritti Umani e tantissimi diplomatici stranieri. L’appuntamento era Teatro Nazionale di Kampala dove andava in scena la rappresentazione “Kuchu”, una sorta di parodia della omofobia messa in piedi dalla compagnia “TUK”.
“Kuchu” è una parola ugandese usata in modo dispregiativo per definire gli omosessuali , parola che però è diventata in breve tempo un auto-epiteto per la comunità omosessuale ugandese che ironicamente la usa per definire il proprio orgoglio.
La serata era iniziata benissimo con l’arrivo di tanti illustri ospiti tra i quali decine di diplomatici e persino membri delle Nazioni Unite a Kampala, tutti accolti con un lungo tappeto rosso. Poi molti attivisti dei Diritti Umani, rappresentanti delle Ong e molti cittadini comuni.
All’inizio lo spettacolo è filato via liscio con rappresentazioni e coreografie mai viste in Uganda e con una parodia davvero divertente dove si vedeva un travestito corteggiato da diversi uomini. La parola “omosessualità” non è mai stata nominata essendo vietata dalla legge ugandese. Il caos è scoppiato alla prima pausa.
Poliziotti ugandesi pesantemente armati e guidati da un losco personaggio che si è definito “un civile” hanno fatto irruzione nel teatro urlando ordini e pretendendo l’immediato sgombero dei locali. Gli ospiti, molto spaventati, si sono catapultati fuori dal teatro mentre i membri della compagnia teatrale sono stati trattenuti all’interno del teatro dagli agenti di polizia. Al momento non è dato sapere quale sia la loro sorte.
Immediate le proteste della comunità internazionale, degli attivisti e persino delle Nazioni Unite. In Uganda l’omosessualità è fortemente repressa e un omosessuale rischia persino la pena di morte. Da molti mesi le maggiori istituzioni mondiali fanno pressione sul Governo ugandese affinché cancelli la vergognosa legge che di fatto persegue l’omosessualità come fosse un crimini addirittura superiore all’omicidio. Ma le forti pressioni della Chiesa cattolica ugandese e di una società altolocata fin troppo bigotta, hanno fatto si che il Governo mantenesse integra questa vergognosa legge.
Ora gli attivisti chiedono un intervento diretto del Presidente americano, Barack Obama. L’Uganda è il maggiore alleato regionale degli Stati Uniti e beneficia di ingenti finanziamenti sia da parte americana che da parte delle maggiori istituzioni mondiali. Al Presidente americano viene chiesto di agire direttamente sul Presidente/padre/padrone, Yoweri Museveni , affinché cancelli la vergognosa legge che al momento tiene in prigione decine di omosessuali ugandesi tra i quali almeno quattro con un serio pericolo di essere condannati a morte.
Paola P.
Seguici su…