Hamas deve liberare la Striscia di Gaza dalla sua dittatura se vuole che quel territorio riprenda finalmente vita e ora ha la possibilità concreta di farlo senza che il tutto si prefiguri come una resa senza condizioni.

La proposta israeliana di costruire una linea ferroviaria tra Israele e la Striscia di Gaza e di mettere fine al totale isolamento di quel territorio in cambio della fine di ogni attività ostile da parte di Hamas è la migliore offerta che potesse arrivare ai palestinesi. Ora bisognerà vedere se il gruppo terrorista che tiene in ostaggio la Striscia di Gaza farà prevalere il proprio odio verso Israele o se farà prevalere il bene per la popolazione.

La proposta di Lieberman e del COGAT

Il Ministro della Difesa israeliano, Avidgor Lieberman, in accorrdo con il COGAT ha lanciato una proposta seria in tre punti per mettere fine alle sofferenze alle quali Hamas ha costretto la la popolazione della Striscia di Gaza:

  • punto 1: costruzione di una linea ferroviaria che parta da Erez e arrivi a Gaza per il trasporto di materiali e persone
  • punto 2: concessione di permessi per i lavoratori della Striscia di Gaza per lavorare in Israele nel settore agricolo e permessi per gli imprenditori di Gaza per esportare i loro prodotti in Israele (ma lo Shin Bet si oppone ai permessi ai lavoratori agricoli giudicando la cosa troppo rischiosa)
  • punto 3: sviluppo della Striscia di Gaza attraverso la costruzione di un nuova centrale elettrica, desalinatori per l’acqua potabile, una nuova rete fognaria ecc. ecc. seppure sotto ferreo controllo da parte del GOGAT.

In cambio di tutto questo Hamas dovrebbe impegnarsi seriamente a mettere fine agli atti violenti contro Israele e alla costruzione dei tunnel del terrore. Nel piano non si fa cenno al fatto che Hamas dovrebbe lasciare il potere nella Striscia di Gaza perché la questione riguarda la politica palestinese, ma visto che la ANP ha deciso di non provvedere più ai pagamenti del gasolio necessario alla centrale elettrica di Gaza, il tutto con il recondito scopo di costringere Hamas a lasciare il potere, la cosa appare abbastanza conseguente.

I dubbi dello Shin Bet

Come accennato in precedenza lo Shin Bet ha sollevato molti dubbi sulla concessione di permessi di lavoro agli operai agricoli della Striscia di Gaza. Il servizio di sicurezza interna israeliano teme l’infiltrazione di terroristi tra i lavoratori agricoli. Il punto che lo Shin Bet evidenzia è che nella Striscia di Gaza non c’è solo Hamas ma vi operano anche altri gruppi terroristici (Jihad Islamica vicina all’Iran, vari gruppi salafiti ecc. ecc.) e che quindi un eventuale accordo con il gruppo terrorista palestinese dovrebbe prevedere non tanto la cessione di potere da parte di Hamas ma l’esatto contrario al fine di permettere ad Hamas di debellare gli altri gruppi terroristici prima di eventuali concessioni di visti di ingresso in Israele. Oltre a questo lo Shin Bet non crede che l’ala militare di Hamas sia disposta a rinunciare alla lotta armata il che, in sostanza, tarpa le ali a qualsiasi progetto.

La situazione nella Striscia di Gaza è drammatica

La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è drammatica. La decisione della ANP di interrompere i pagamenti per il gasolio necessario al funzionamento della centrale elettrica di Gaza costringe a una erogazione di sole quattro ore al giorno. L’acqua potabile è un miraggio per molti abitanti di Gaza mentre le poche aziende artigiane non possono produrre nulla. Per il momento Israele ha deciso di fornire comunque il gasolio per la centrale elettrica al fine di non peggiorare ulteriormente la situazione, ma è chiaro che lo Stato Ebraico non può farsi carico delle necessità di Gaza per un tempo infinito.

Ultimo appello per Hamas

Dubbi dello Shin Bet a parte (che non sono roba da nulla) Hamas si trova nella posizione di dover decidere una volta per tutte cosa fare, se cioè vuole far uscire la Striscia di Gaza dal medioevo dove lui stesso l’ha scaraventata, oppure continuare con la lotta armata. Israele nonostante i tanti dubbi ha lanciato una proposta seria e articolata che ora spetta ai vertici di Hamas vagliare. Di sicuro è l’ultimo appello per il gruppo terrorista palestinese perché l’alternativa è la sua distruzione.