11 settembre 2001, chi non si ricorda questa data? Gli attentati alle Torri Gemelle, al Pentagono e l’attacco sventato alla Casa Bianca. L’attentato coordinato in assoluto più grande della storia moderna, un attacco dell’islam all’occidente senza precedenti.

Chi come me ha vissuto quei momenti (anche dalla TV) ricorda ora per ora quello che ha fatto quel giorno, ricorda ogni minimo particolare di quella giornata che, non è esagerato sostenere, ha cambiato il mondo.

All’indomani di quel 11 settembre 2001 c’era in tutti la coscienza di quello che era successo, del barbaro e sanguinoso attacco dell’islam ai più importanti simboli americani e del mondo intero, un attacco alla nostra cultura, alla cultura occidentale. Ma soprattutto c’era una grandissima voglia di reagire, di combattere la “cultura islamica della morte”.

Quello che venne dopo ce lo ricordiamo tutti; la guerra in Afghanistan, poi in Iraq dovevano spazzare via l’Islam integralista, il terrorismo islamico di Al Qaeda e il regime di Saddam Hussein. Quelle guerre dovevano essere anche un monito, quello che avrebbe dovuto far capire ai terroristi islamici che attaccare l’occidente avrebbe comportato delle gravissime conseguenze.

Beh, dopo 17 anni possiamo affermare che non solo non abbiamo sconfitto l’Islam integralista ma che lo abbiamo addirittura rafforzato. E non dipende solo dall’aver sbagliato tutto sia in Afghanistan che in Iraq, anche se da quegli errori tutto è partito, non dipende nemmeno dall’aver mal interpretato le cosiddette “primavere arabe”, ma molto dipende dal nostro atteggiamento verso l’Islam, dove per nostro intendo quello dell’occidente.

In 17 anni, dopo quel terribile 11 settembre 2001, abbiamo permesso di tutto all’Islam radicale. Gli abbiamo permesso di prendersi buona parte della Siria e dell’Iraq, gli abbiamo permesso di colonizzare le Nazioni Unite, di mettere a ferro e fuoco il nord Africa, di insinuarsi profondamente in Europa tanto che oggi, non è una esagerazione, ci sono città europee dove vi sono quartieri dove vige addirittura la Sharia e dove chi non è musulmano non può nemmeno entrare. Oggi un ebreo non può più girare tranquillamente in una città europea indossando la Kippah o la Stella di David perché rischia di essere attaccato (purtroppo anche dai non musulmani, questo bisogna ammetterlo).

11 settembre 2001, doveva essere un giorno da ricordare non solo per gli attacchi alle Torri gemelle e al Pentagono, ma doveva essere la data con la quale si sarebbe ricordata la rinascita dell’occidente, la rivalsa del bene sul male. Invece dopo 17 anni ce ne ricordiamo solo il giorno dell’anniversario (ci ricordiamo a malapena gli attacchi terroristici di un anno fa) e di tutte quelle buone intenzioni del giorno dopo non rimane nulla.

Potremmo quasi dire che l’11 settembre 2001 ha segnato l’inizio della nostra fine non della nostra rinascita.

Troppo spesso dimentichiamo che quella guerra che l’Islam integralista ci ha dichiarato è ancora in corso. Certo, noi viviamo ogni giorno la nostra vita senza pensarci, ma loro, i musulmani radicali, non fanno passare un giorno senza pensare a come fare per colpirci, per colpirci nuovamente.

Intanto in 17 anni si sono presi quasi tutto, con la complicità dell’occidente sono riusciti persino a cambiare la storia. Quello che sono riusciti ad ottenere su Gerusalemme è lo specchio di quello che abbiamo fatto in questi 17 anni e di quello che ci aspetta.

La nostra è una disfatta totale, una resa incondizionata alla prepotenza islamica. E se non lo abbiamo capito dopo 17 anni, se non cambiamo seriamente il nostro atteggiamento verso coloro che ci vogliono distruggere, che odiano tutto quello che rappresenta la nostra cultura, allora ci meritiamo il futuro che ci attende.