Non dovremmo girare attorno al problema: il tanto declamato accordo tra Hamas e Israele che nelle intenzioni egiziane (principale sponsor dell’accordo) dovrebbe mettere fine all’annoso scontro tra lo Stato Ebraico e i terroristi arabo-palestinesi, non ha nessuna possibilità di vedere la luce.
Per intenderci, non è Israele a rifiutare l’accordo, anzi, Gerusalemme ha dato la sua massima disponibilità ai negoziatori egiziani. A rifiutare l’accordo è Hamas, o meglio, ha rendere impossibile il raggiungimento di un accordo sono le richieste dei terroristi, richieste alle quali non corrispondono le adeguare contropartite.
Le richieste inaccettabili di Hamas e le proposte rifiutate
I negoziatori egiziani si sono trovati davanti a un muro insormontabile di richieste da parte di Hamas alle quali non corrispondono altrettante concessioni a Israele e questo nonostante Gerusalemme sia stata particolarmente “benevola” nelle sue concessioni.
Il primo paragrafo dei 10 che compongono la proposta egiziana riguarda i soldi, cioè l’argomento più importante per Hamas.
I terroristi arabo-palestinesi vorrebbero che il Qatar prolunghi di almeno altri sei mesi le donazioni mensili di denaro pari a circa 30 milioni di dollari. Il Qatar invece sospenderà le donazioni il prossimo mese di aprile.
Nelle intenzioni egiziane le donazioni del Qatar dovevano essere sostituite da quelle dell’Arabia Saudita, questo per togliere a Doha il controllo sui gruppi terroristi che infestano la Striscia di Gaza. Peccato che i sauditi non ne vogliano sapere di regalare denaro a un gruppo che fa parte della galassia della Fratellanza Musulmana.
Ne deriva che se il denaro non arriverà a Gaza non ci sarà nessun accordo. Hamas chiede addirittura un aumento delle donazioni di denaro ritenendo che 30 milioni al mese non siano sufficienti.
L’altra richiesta fatta da Hamas è quella di allargare l’area di pesca fino a 15 miglia. Ma un allargamento così consistente porterebbe le barche arabo-palestinesi pericolosamente vicine alle piattaforme israeliane di estrazione del gas, un rischio che Israele non si sente di correre.
Infine Hamas chiede che Israele conceda almeno 5.000 permessi di ingresso per i lavoratori di Gaza che operano nelle fattorie israeliane a ridosso del confine. A Gerusalemme ritengono però che 5.000 permessi siano troppi e non giustificati dalla richiesta di manodopera proveniente dalle aziende israeliane.
A questo va aggiunto che i terroristi arabo-palestinesi chiedono di gestire direttamente le centinaia di milioni destinati alla costruzione di infrastrutture stanziati dall’Onu e dall’Unione Europea per la Striscia di Gaza, un copione purtroppo già visto e che fino ad oggi non ha fatto altro che permettere ai terroristi di deviare quel denaro nell’acquisto di armi e nella costruzione di tunnel del terrore (quando non direttamente nei conti correnti dei boss di Hamas).
In compenso ad Hamas non interessa minimamente la proposta israeliana di costruire una zona industriale vicino agli incroci di Karni e Erez tra Israele e Gaza che impiegherebbe circa 15.000 abitanti di Gaza.
I terroristi non sono nemmeno interessati alla proposta di costruire un gasdotto che porti nella Striscia di Gaza il gas necessario alla produzione di energia elettrica e a rendere migliore la vita quotidiana degli abitanti di Gaza.
Nel lungo periodo Israele sarebbe anche disposto a fare concessioni in merito ad un porto e un aeroporto per Gaza, ma solo dopo aver verificato la tenuta del cessate il fuoco e aver ottenuto garanzie che Hamas abbandonerà la lotta armata accettando la smilitarizzazione della Striscia di Gaza così come proposto dagli egiziani, proposta prontamente rifiutata da Hamas.
Nessuna concessione da parte di Hamas
In sostanza i terroristi arabo-palestinesi si interessano solo al denaro e a come fare per non abbandonare la lotta armata mentre sono totalmente disinteressati a quelle concessioni volte a garantire una vita migliore agli abitanti di Gaza e a garantire l’indispensabile sicurezza di Israele.
E’ lapalissiano che ad Hamas non interessa realmente un cessate il fuoco di lungo periodo che porti reciproci benefici. A loro interessa solo trovare il modo di prendere tempo per riarmarsi e tornare così ad attaccare Israele. Vorrebbero tutto senza concedere niente.
A questo punto viene da chiedersi perché Israele continui a tenere in piedi delle trattative che non porteranno a nulla e se non sarebbe piuttosto il caso di stringere ulteriormente la cinghia sulla Striscia di Gaza in modo che sia la stessa popolazione di Gaza a rivoltarsi contro Hamas come sembra stia già succedendo (pur con i dovuti distingui).
E’ vero che Netanyahu non vuole fare un favore all’Iran aprendo un fronte sud, ma è altrettanto vero che a tutto ci deve essere un limite.
Ad Hamas non interessa minimamente un accordo con Israele, forse è arrivato il momento di ammetterlo e di cambiare radicalmente strategia.