Antisemitismo: appello delle comunità ebraiche per una maggiore protezione

Dozzine di comunità ebraiche in tutto il mondo hanno fatto appello urgente alla Agenzia Ebraica per l’assistenza (Jewish Agency Fund for Security Assistance) per essere protette dagli attacchi antisemiti provenienti dalla estrema destra e dal mondo islamico.

La Jewish Agency Fund for Security Assistance è nata al fine di garantire sistemi di sicurezza adeguati a scuole ebraiche, sinagoghe, centri culturali ebraici ecc. ecc. contro gli attacchi provenienti da movimenti antisemiti di estrema destra (ma anche di estrema sinistra) e dal mondo islamico.

La maggior parte delle richieste urgenti di aiuto riguarda la protezione contro attacchi armati alle comunità e contro singoli individui che si trovano in aree dove la protezione non viene garantita (o non viene garantita efficacemente) dallo Stato che ospita le comunità ebraiche.

Purtroppo però, visto l’incredibile numero di richieste, la Jewish Agency Fund for Security Assistance non ha i fondi necessari a garantire assistenza a tutte le comunità che ne hanno fatto richiesta.

Per questo è stato lanciato un appello sia al Governo israeliano che agli ebrei benestanti affinché facciano una donazione alla Agenzia Ebraica per l’Assistenza affinché si possa provvedere a fornire sicurezza a quelle comunità ebraiche che al momento ne sono prive.

Il Governo israeliano ha stanziato quattro milioni di dollari per la Jewish Agency Fund for Security Assistance, ma alla luce dell’incredibile aumento di casi di antisemitismo in tutto il mondo, i fondi non sono sufficienti a garantire la sicurezza di tutte le comunità ebraiche.

«È solo questione di tempo prima che avvenga un altro attacco e ci sentiamo completamente esposti e senza la necessaria difesa», affermano alcuni funzionari delle comunità ebraiche nel loro appello.

«Abbiamo bisogno di telecamere, finestre antideflagranti, serrature e pareti speciali oltre a recinzioni per prevenire gli attacchi. Avremmo bisogno anche posti di guardia e sistemi di allarme» sostengono ancora.

Le richieste di assistenza sono vertiginosamente aumentate dopo l’attacco neonazista alla sinagoga di Halle in Germania, dove il numero delle vittime è stato contenuto proprio grazie ai sistemi di sicurezza forniti dalla Jewish Agency Fund for Security Assistance.

Al momento sono circa 50 le comunità ebraiche sparse in 24 paesi che non dispongono di alcuna protezione (o che hanno una protezione insufficiente) e che necessiterebbero di un intervento urgente che hanno fatto richiesta alla Jewish Agency Fund for Security Assistance. In alcune di queste gli interventi sono urgentissimi perché le minacce sono imminenti e reali.

La metà del denaro che il Jewish Agency Fund è stato in grado di fornire alle comunità nei sette anni della sua esistenza, proviene da filantropi ebrei come Michael Freidman, che ha affermato di essere orgoglioso di aiutare gli ebrei in tutto il mondo.

La settimana scorsa il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che Israele ha il dovere di difendere gli ebrei in ogni parte del mondo.

Aumento degli attacchi antisemiti sempre più preoccupante

L’aumento delle richieste di assistenza alla Agenzia Ebraica corrisponde con un vertiginoso aumento degli attacchi antisemiti in tutto il mondo e al conseguente aumento della sensazione di insicurezza delle comunità ebraiche, anche in Europa.

E se è vero che gli attacchi violenti provengono principalmente dal mondo islamico e da quello della estrema destra, è altrettanto vero che non mancano gli attacchi antisemiti (spesso verbali) provenienti dal mondo della sinistra estrema. Il caso inglese legato a Jeremy Corbyn ne è una prova.

Sembra di essere tornati indietro nel tempo quando gli ebrei venivano visti come “il problema di tutti i problemi” e per questo venivano perseguitati, prima per mezzo di campagne antisemite ad hoc e poi, con il nazismo, letteralmente sterminati.

La storia si sta purtroppo ripetendo con un certa indifferenza del mondo occidentale, come se tutto ciò rientrasse quasi nella normalità. E siamo nel 2019.

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