La causa palestinese è come un dente cariato che provoca fastidio. Arriva un momento in cui devi decidere se curarlo oppure estrarlo, se è meglio cercare di mantenerlo oppure se togliersi il pensiero per sempre.
In un Medio Oriente costellato da gravissime crisi che nell’ultimo decennio hanno provocato le più grandi stragi della storia moderna, immani emergenze umanitarie, ma soprattutto un Medio Oriente estremamente instabile dove a conflitti palesi si affiancano conflitti striscianti ma potenzialmente pericolosissimi come quello tra Iran e Israele o quello tra sunniti e sciiti, la causa palestinese dovrebbe essere l’ultimo dei problemi.
Invece periodicamente, generalmente quando i palestinesi hanno qualcosa da chiedere in cambio (quasi sempre soldi), la causa palestinese torna a manifestarsi come un dente cariato e dolente. I recenti fatti di Gaza, le manifestazioni in Giudea e Samaria e, ultimo in ordine di tempo, l’annullamento della partita tra Argentina e Israele sopraggiunto a causa delle intimidazioni palestinesi ai giocatori argentini, sono la rappresentazione plastica di questo “fastidio”. Un fastidio che a volte diventa dolore insopportabile che ti spinge a pensare che forse quel dente andrebbe tolto una volta per tutte.
Una serie di assurdi paradossi
La causa palestinese racchiude in se un insieme di assurdi paradossi che spesso, soprattutto da parte dei suoi sostenitori, si tendono a dimenticare o addirittura a ignorare. Nata esclusivamente come ostacolo al riconoscimento dello Stato di Israele e come mezzo di pressione anti-israeliana, oggi si è rivoltata contro i suoi stessi creatori, cioè quei Paesi arabi che prima l’hanno inventata per poi ritrovarsela oggi come un ostacolo quasi insormontabile alla normalizzazione dei rapporti con Israele che pure sarebbe necessaria per contrastare il concreto pericolo iraniano.
Ma questo non è l’unico gigantesco paradosso. Il più evidente tra i paradossi è che i palestinesi sono odiati prima di tutto dagli arabi. Ghettizzati in Libano, Giordania, Siria e Iraq, chiusi in campi profughi/città senza alcun Diritto e addirittura considerati alla stregua di un pericoloso peso morto, gli unici palestinesi che oggi godono di pieni Diritti sono quelli che vivono in Israele dove siedono addirittura in Parlamento. In nessun Paese arabo esiste una rappresentanza palestinese, tanto meno una rappresentanza politica.
E’ Israele che fornisce acqua, elettricità e servizi alla Cisgiordania e a Gaza. E’ Israele che raccoglie le tasse per la cosiddetta Palestina che non essendo un Stato non può farlo per conto suo. Gli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza messa in ginocchio da anni di dittatura di Hamas passano esclusivamente per Israele anche se ci sarebbe l’Egitto che però, pur essendo un Paese arabo, non fa passare nemmeno la punta di uno spillo.
E cosa riceve in cambio Israele? Violenza, attentati terroristici, missili e aquiloni incendiari da Gaza, odio viscerale e problemi di ogni tipo.
Vale veramente la pena tenersi il dente cariato?
Ora la domanda da porsi con serietà è se vale veramente la pena tenersi il dente cariato continuando a curarlo, oppure se non sia il caso di togliersi il dente una volta per tutte. Insomma, vale la pena continuare a sostenere il governo della ANP in Cisgiordania e a rifornire la Striscia di Gaza ricevendo in cambio odio, missili e violenza da ambo le parti? Non sarebbe forse il caso di abbandonare i cosiddetti palestinesi al loro destino?
Che siano i Paesi arabi che hanno creato dal nulla la causa palestinese a preoccuparsi di mantenerli, di dar loro elettricità e acqua, che siano loro a raccogliere le tasse e a garantire aiuti umanitari a Gaza. Insomma, che siano i Paesi arabi a prendersi in carico il problema una volta per tutte. D’altro canto la Cisgiordania apparteneva alla Giordania e la Striscia di Gaza all’Egitto. Che si riprendano tutto loro con tutto quello che comporta. Che siano i Paesi arabi a dare i Diritti ai cosiddetti palestinesi così come fa Israele con quelli che risiedono nel suo territorio. Arriva un momento in cui anche l’ipocrisia deve avere un limite. Israele si tolga il dente oppure lasci che a curarlo siano gli arabi. Di certo così non si può continuare.