Il cosiddetto cessate il fuoco in Siria derivante da un accordo tra Russia, Iran e Turchia senza il consenso né di Damasco, né delle opposizioni e neppure della coalizione a guida americana che combatte lo Stato Islamico è solo un bluff volto a coprire quella che di fatto è una spartizione della Siria.

A parte che, come riferiscono i media arabi, i combattimenti continuano come se non ci fosse stato nessun accordo di cessate il fuoco, il che a pensarci bene è abbastanza logico visto che di solito certi accordi si raggiungono tra le parti in conflitto e non tra tre potenze occupanti senza nemmeno tentare uno straccio di contatto con le controparti. Non si sa poi a quali zone si riferirebbe questo accordo di spartizione della Siria, non si sa come Russia, Iran e Turchia intendano far rispettare il cessate il fuco in Siria e non si sa neppure quali zone saranno soggette alla no fly zone decisa in questo strano accordo.

Al Cremlino le chiamano “zone di de-escalation”, un termine altisonante che di solito vuol dire creare zone cuscinetto dalle quali partire per far calare la tensione in quelle determinate aree e che non può prescindere da precisi accordi con il nemico o con i nemici. Una de-escalation si ha infatti solo con accordi con la controparte, non si decide a tavolino in maniera unilaterale come in questo caso. Per questo appare davvero poco comprensibile l’entusiasmo dimostrato dall’inviato ONU in Siria, Staffan de Mistura. Persino quasi comica la dichiarazione del vice ministro della Difesa russo, il generale Aleksandr Fomin, che parlando di questo strano accordo di cessate il fuco in Siria ha detto che «la messa in atto del memorandum permetterà di fermare le operazioni di guerra delle parti belligeranti e praticamente metterà fine alla guerra civile in Siria».

Si vuole giustificare la presenza militare di Iran e Turchia in Siria

A preoccupare non è tanto l’impegno militare russo in Siria, Putin è sempre stato chiaro in merito agli obiettivi di Mosca che sono limitati a garantirsi le basi aeree e navali nel paese, a preoccupare è la presenza militare di Turchia e Iran. Per questo ci piacerebbe tanto sapere quali sono le aree interessate da questo fantomatico “memorandum”. Sospettiamo che tra le aree interessate ci possa essere la zona a ridosso del Golan, in mano agli iraniani e a Hezbollah, e le zone di competenza curda che interessano alla Turchia. Qui la guerra allo Stato Islamico c’entra ben poco, si tratta di legittimare la presenza di militari di Teheran e di Ankara in aree geopoliticamente importanti per Turchia e Iran e di evitare che tali zone finiscano fuori dal loro controllo. La Turchia combatte i curdi, gli unici cioè che ottengono reali risultati contro ISIS, mentre all’Iran interessa solo avere il controllo delle zone confinanti con Israele e delle vie di comunicazioni attraverso le quali rifornire di armi gli Hezbollah libanesi. Credere che Teheran e Ankara siano realmente interessate alla pace in Siria è semplicemente ridicolo. Per di più l’istituzione di una no fly zone su quelle aree (come sembra sia previsto nel fantomatico “memorandum”) punterebbe a evitare i raid aerei israeliani contro i convogli di armi diretti a Hezbollah e quelli americani volti a dare copertura aerea ai combattenti curdi, anche perché è francamente improbabile che lo Stato Islamico o gli altri gruppi ribelli abbiano a disposizione aerei.

E allora parliamoci chiaro, tutto l’entusiasmo che si respira su questo strampalato cessate il fuoco in Siria è del tutto ingiustificato. Prima di tutto i combattimenti proseguono; secondo non ci sono accordi con le controparti; terzo si vuole solo giustificare agli occhi del mondo la presenza militare di Iran e Turchia, di fatto forze occupanti che non hanno nulla a che vedere con la guerra allo Stato Islamico e agli altri gruppi terroristici.