Kinshasa, RD Congo (Rights Reporter) Il coordinatore dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), Catherine Wiesner, sarà da lunedi nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare nella provincia del Kivu meridionale, al fine di rendersi conto della situazione di oltre 46.000 rifugiati burundesi residente in questa parte del paese.

Lo ha annunciato il portavoce nazionale della UNHCR, Joseph Mankamba, in una conferenza stampa, specificando che la Wiesner visiterà sia i siti dove sono alloggiati i rifugiati burundesi, circa 46.000 persone, che quelli dove sono ospitati rifugiati interni congolesi, che sono diverse centinaia di migliaia.

Catherine Wiesner avrà la possibilità di verificare di persona le gravissime condizioni in cui vivono i rifugiati del Congo a causa del sottofinanziamento della UNHCR dovuto al taglio dei finanziamenti deciso da diversi Paesi nei confronti dell’unico organismo internazionale che si occupa di rifugiati e che non solo li assiste sul posto ma cerca in tutti i modi di farli rientrare nei loro luoghi di origine.

E in questo contesto stupisce che l’Unione Europea pensi a come fare per aumentare i loro finanziamenti alla UNRWA, l’illegale agenzia ONU per i palestinesi, dopo i tagli decisi dall’Amministrazione Trump, quando la vera agenzia ONU per i rifugiati, appunto la UNHCR, è in così gravi difficoltà economiche e non riesce a far fronte al proprio lavoro.

Il caso del Congo non è nemmeno isolato. La stessa situazione si registra nel Nord Uganda dove vi sono centinaia di migliaia di rifugiati sud-sudanesi accatastati in campi profughi che non rispettano nemmeno le più basilari norme igieniche e dove scarseggia il cibo. Poi in Somalia e Kenya dove i somali sono milioni abbandonati a loro stessi.

In Europa si parla tanto di come fare per fermare la marea umana di disperati che fuggono dai teatri di guerra, ma poi non si aiuta la UNHCR che serve proprio a questo mentre si sommergono di milioni i finti profughi palestinesi.