Dopo l’uccisione di Soleimani Israele eleva al massimo il livello di allarme

3 Gennaio 2020

Dopo l’uccisione di Qassem Soleimani da parte americana, il ministro della Difesa israeliano, Naftali Bennet, ha convocato d’urgenza i vertici militari e della intelligence, mentre il Premier Benjamin Netanyahu ha interrotto il suo viaggio in Grecia per fare ritorno in Israele.

Si teme una dura reazione da parte di Hezbollah nel nord e della Jihad Islamica dalla Striscia di Gaza. Tutti i sistemi difensivi sono stati messi online.

Le autorità militari hanno imposto la chiusura delle stazioni sciistiche sul Monte Hermon, sulle Alture del Golan, nel timore di una prevedibile reazione di Hezbollah. Tuttavia per il momento agli abitanti della regione non è stato imposta alcuna limitazione di movimento.

«Stati Uniti servi di Israele»

Le prime reazioni da Hezbollah, da Hamas e dalla Jihad Islamica non lasciano presagire nulla di buono, nonostante a portare l’attacco che ha ucciso Soleimani siano stati gli americani.

La Jihad Islamica ha diffuso un messaggio di lutto per la morte di Soleimani, affermando che il suo assassinio riflette i crimini degli Stati Uniti e il suo continuo sostegno a Israele e all’occupazione.

Un funzionario della Jihad islamica a Gaza, Muhammad Alhandi, ha affermato che «l’amministrazione degli Stati Uniti e il presidente Trump dimostrano di lavorare per Israele. Vivono nell’illusione che questo assassinio e la rimozione di Soleimani stiano creando un’opportunità di cambiamento strategico a beneficio degli Stati Uniti , di Israele e dei loro alleati nella regione, ma questa sarà invece una opportunità per cambiare la tendenza e moltiplicare le azioni contro l’intervento e l’espansione di Israele in Medio Oriente».

Messaggi di cordoglio per le morte di Qassem Soleimani sono arrivati anche da Hamas, dal Fronte per la liberazione della Palestina e dai vertici della OLP.

«Coloro che hanno ucciso il generale Qassem Soleimani dovranno affrontare una grave vendetta» ha affermato il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei.

Secondo il giornalista israeliano Ron Ben-Yishai «gli iraniani aspetteranno il momento giusto per vendicarsi, magari usando i loro proxy regionali spingendoli a sparare decine di missili su Israele».

Ed è proprio quello che temono i vertici militari israeliani. Il Ministro della difesa iraniano, il Generale Amir Hatami, ha detto che «con questa azione codarda gli Stati Uniti e i loro alleati sionisti hanno aperto le porte dell’inferno» e che «molto presto se ne accorgeranno».

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