In un articolo di qualche giorno fa chiedevo quanti fossero in realtà i morti nella Striscia di Gaza, chi ne tenesse conto e come facevano ad averne i numeri in pochi minuti.
Naturalmente le mie erano domande provocatorie perché tutti sappiamo che quei dati vengono forniti da Hamas, cioè da quel gruppo terrorista responsabile del massacro del 7 ottobre, e dalla UNRWA, cioè da quella organizzazione ONU specifica per i palestinesi, amministrata dai palestinesi e che fino ad oggi ha avuto solo due compiti, portati pienamente a compimento, quello di moltiplicare il numero dei cosiddetti “profughi palestinesi” e quello di fomentare odio verso gli ebrei nelle sue scuole.
Ebbene, tutto quello che trasmettono Hamas e la UNRWA, viene preso dai media occidentali come oro colato, come se dietro al fantomatico “Ministero della sanità di Gaza” ci fosse una equipe medica e non un gruppo di tagliagole, o come se dietro alla UNRWA ci fosse davvero una agenzia ONU imparziale.
È deontologicamente serio? Direi di no. È deontologicamente serio sbattere ai quattro venti la notizia che Israele aveva sparato un missile su un ospedale a Gaza facendo un migliaio di morti, in maggioranza donne e bambini (perché è importante ripetere all’infinito questa equazione) quando poi si è scoperto che il missile era un razzo difettoso della Jihad Islamica caduto sul parcheggio di un ospedale per un totale di qualche decina di morti? Ditemi voi se lo è.
Eppure nessuno in quei momenti ha avuto il minimo dubbio. Ha preso le parole di Hamas per oro colato. TV di tutto il globo hanno trasmesso per ore la stessa falsa notizia mentre in tutto il mondo i musulmani insorgevano contro il “mostro ebreo”. Nessuno di loro ha chiesto scusa, salvo il New York Times che però continua imperterrito a pubblicare le veline di Hamas.
Sono bravi quelli di Hamas a disinformare o i giornalisti occidentali sono cialtroni o, peggio, sono in malafede? Impossibile che ci siano così tanti cialtroni, quindi sono propenso a credere che siano in malafede.
La cosa è quindi gravissima, perché in qualche modo la cialtronaggine sarebbe scusabile, la disinformazione involontaria per scarsa conoscenza dell’argomento. Ma la disinformazione volontaria, il trasmettere una notizia sapendo che nel migliore delle ipotesi arriva da fonti dubbie e nella peggiore è falsa, beh quella si chiama malafede o, nel caso specifico, antisemitismo.
Perché fanno ridere i vari Cip e Ciop dei talk show nostrani che si offendono se gli dai dell’antisemita quando fanno deliberatamente disinformazione o vanno in TV a chiedere una tregua a Israele sapendo che tutto ciò favorirebbe Hamas. O quelli che nemmeno menzionano le parole di Khaled Mesh’al che senza tanti giri di parole ha ordinato ai cittadini di Gaza, vecchi, donne e bambini, di fare da scudi umani. Ho scritto “ordinato” perché quello era un ordine, fatto puntualmente rispettare dai suoi tagliagole.
Ma il mostro è Israele. Quelli di Hamas hanno spazzato via un intero asilo nido, decapitato bambini, aperto il ventre di una madre incinta, messo un bambino a cuocere in un forno a legna davanti a sua madre (testimonianza dopo aver visto video, foto e documenti dell’Assistente del Segretario di Stato, Barbara A. Leaf, e dell’Assistente del Segretario alla Difesa, Dana Stroul, di fronte alla Commissione Affari Esteri della Camera sul sostegno degli Stati Uniti a Israele), ammazzato senza pietà 1400 israeliani, ma il mostro è sempre Israele. Perché? Perché quei cialtroni antisemiti dei giornalisti (sic) occidentali diffondono quotidianamente le veline di Hamas.
Alla fine i tagliagole sembrano le vittime e le vittime sembrano i tagliagole. Ma sbaglia chi pensa che sia bravo Hamas a disinformare. Certo, i terroristi se ne inventano ogni giorno una nuova, ma i veri responsabili sono dall’altra parte, quelli che all’ombra di giornali di importanza mondiale continuano a diffondere le veline di Hamas e a istigare volontariamente odio contro gli ebrei e contro Israele.
Piccola appendice per i Cip e Ciop nostrani che un minuto prima fanno disinformazione a favore di Hamas e un minuto dopo conducono un programma contro l’antisemitismo: un giornalista quando è serio se non vuol citare il nome dello Stato ne cita la capitale. Se non volete dire “Israele” dite “Gerusalemme” e non Tel Aviv. E poi, Haaretz non è nemmeno lontanamente il più importante giornale israeliano, meno che meno riformista. Lo leggono quattro gatti ed è considerato un giornale arabo che scrive in ebraico (o in inglese). Non per niente ci scrive gentaglia come Amira Hass e Gideon Levy.