Perché secondo noi la UNRWA va chiusa. Capitolo 1

8 Aprile 2016

Da oggi inizieremo un percorso a tappe nel quale spiegheremo uno alla volta i motivi per i quali la UNRWA va chiusa. I tempi per l’azione non sono lunghi. Il mandato Onu alla UNRWA scadrà il 30 giugno 2017 e si deve fare in modo che questo vero e proprio ostacolo alla pace non ottenga una ulteriore estensione del suo mandato.

Ieri abbiamo lanciato la campagna per la chiusura della UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Palestinesi che sostiene di essere la “Unica tra le Agenzie delle Nazioni Unite a lavorare direttamente sul campo senza intermediari, svolge un ruolo fondamentale nel fornire servizi essenziali per la salute, l’educazione, lo sviluppo e la protezione degli oltre 5 milioni di rifugiati che vivono nella Striscia di Gaza, in Giordania, Siria, Libano e Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est”.

Ci sono delle cose che non ci tornano nell’operato di questa agenzia dell’Onu, prima fra tutte il motivo della sua nascita. Secondo quanto ci spiegano sul loro sito web la UNRWA è nata a seguito del conflitto arabo-israeliano del 1948 per dare sollievo ai “rifugiati” palestinesi che, per stessa ammissione della UNRWA non sono come gli altri in quanto “i discendenti dei rifugiati palestinesi maschi, compresi i bambini legalmente adottati, sono ammessi alla registrazione dello status di rifugiato”, una cosa che non esiste per nessun altro rifugiato al mondo e già questo sarebbe motivo per chiederne l’immediata chiusura in quanto è una regola che discrimina tutto il resto del mondo e non è presente nella Convenzione di Ginevra. E poi ci sarebbe di che parlare di discriminazione sessuale da parte di una agenzia Onu. Perché solo i discendenti dei maschi? Una cosa strana. Ma ancora più strana è la definizione che usano per i palestinesi, cioè “rifugiati” che secondo la UNRWA sono tali in quanto “persone la cui residenza abituale era la Palestina nel periodo che va dal 1 giugno 1946 al 15 maggio 1948, e che hanno perso la casa e i mezzi di sostentamento in conseguenza della guerra del 1948”. Palestina? Residenza abituale in Palestina? Ci sembra un uso dei termini molto forzato. In realtà queste persone che si sono allontanate da una zona di guerra erano solo degli “sfollati interni” e non dei “rifugiati”. E’ la Convenzione di Ginevra a marcare la differenza tra rifugiati e sfollati interni. E’ rifugiato o richiedente asilo colui che “ha fondato timore di essere perseguitato nel suo Paese” e per questo richiede la protezione internazionale. Sono invece sfollati interni (IDP) quelle persone o gruppi di persone costrette o obbligate a fuggire dai loro luoghi di residenza abituali a causa di un conflitto armato, di episodi di violenza generalizzata, violazioni dei Diritti Umani o per calamità naturale. Mancano quindi i presupposti per concedere ai cosiddetti palestinesi lo status di rifugiato mentre ci sono tutti quelli per definirli IDP, cioè sfollati interni. La prova sta nel fatto che oggi in Israele vivono circa 1,5 milioni di arabi (o palestinesi, se preferite) che sono quelli rimasti in Israele nel 1948 e i loro discendenti senza che nessuno li perseguiti a causa della loro razza, religione o genere sessuale. L’uso del termine “rifugiato” è quindi strumentale ed errato per due motivi:

  1. la stragrande maggioranza dei cosiddetti profughi palestinesi non ha nessun Diritto di essere considerata tale in quanto nata dopo il 1948 e lo status si profugo non si può tramandare o ottenere per nascita o per etnia
  2. gli arabi fuggiti nel 1948 sono in realtà solo sfollati interni e non rifugiati in quanto non esistevano allora e non esistono adesso motivi che facciano pensare a un “fondato timore di essere perseguitati” per la loro razza, religione, orientamento sessuale ecc. ecc.

In sostanza attraverso la UNRWA si è piegato il Diritto Internazionale a favore dei cosiddetti palestinesi, si è costituito un organismo internazionale fraudolento basato su presupposti inesistenti trasformando degli sfollati interni in profughi e permettendo a questi ultimi di tramandare il loro status a figli, nipoti e pronipoti contribuendo così a creare intere generazioni di profughi per diritto di nascita.

Nei prossimi capitoli affronteremo la tematica della collaborazione della UNRWA con i terroristi palestinesi, delle scuole di Gaza usate come deposito di missili e come scudo per le rampe di lancio, parleremo della istigazione all’odio insegnata nelle scuole della UNRWA, dei dipendenti legati ad Hamas, dei dirigenti della UNRWA che sui social network istigano i palestinesi a compiere attentati e di tanti altri motivi per i quali a nostro avviso la UNRWA andrebbe chiusa quando scadrà il suo mandato.

Redazione

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