Sono veramente gli insediamenti israeliani il vero ostacolo alla pace o non è piuttosto la complicità occidentale nei crimini palestinesi? Non è forse il silenzio sull’incitamento all’odio, il finanziamento al terrorismo palestinese e quel perdonare di tutto al criminale Abu Mazen?

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Oggi è il giorno in cui verrà reso noto il rapporto del Quartetto sulla questione israelo-palestinese. A grandi linee se ne conoscono già i contenuti e non sono mancate le proteste da ambo i lati. Abu Mazen si è risentito perché per una volta il Quartetto ha dato alcune colpe anche ai palestinesi in particolare per quanto riguarda la violenza palestinese contro gli israeliani. Ma nel rapporto non c’è nessun riferimento alla cosa più grave cioè all’incitamento alla violenza da parte della dirigenza palestinese.

Nel rapporto del Quartetto viene ripetuto il mantra degli insediamenti israeliani come problema principale alla soluzione della questione israelo-palestinese, un cavallo di battaglia per ogni anti-israeliano che si rispetti. E infatti anche l’Unione Europea punta tutto su questo punto mettendo in secondo piano la violenza palestinese che anche ieri ha fatto un’altra giovanissima vittima. Ma sono veramente i pochi insediamenti israeliani a impedire che la questione israelo-palestinese trovi una soluzione stabile?

Parliamoci chiaro una volta per tutte, il problema è strumentale. Quando si è trattato di ritirare gli insediamenti da qualche parte in cui erano un ostacolo per la pace (vedi il ritiro da Gaza) Israele non ha mai esitato a sacrificare il lavoro fatto dai suoi cittadini, anche se poi si è rivelato un errore. Quindi il problema non sono di certo gli insediamenti che oltretutto sono davvero pochissimi, il vero problema non sta a Gerusalemme ma a Ramallah e in occidente.

Più volte abbiamo fatto notare come ad Abu Mazen non interessi affatto raggiungere un accordo con Israele, questo per vari motivi tra cui l’enorme business che gira attorno alla questione israelo-palestinese, un business al quale il Presidente della ANP attinge a piene mani. Ma il vero ostacolo non è nemmeno questo, il vero ostacolo sta nel fatto che i palestinesi rifiutano di riconoscere Israele e ogni scusa è valida per continuare su questa linea. I bambini palestinesi vengono cresciuti nell’odio verso Israele non con la mentalità che un domani ci possano essere due Stati. Nelle scuole della UNRWA non si insegna la pace ma l’odio, si insegna che uccidere gli israeliani è una cosa buona e giusta, non ci sono cartine con Israele ma solo cartine con la “grande Palestina”. Su questo la Comunità Internazionale ha gravissime responsabilità perché con il suo silenzio approva tacitamente questo vero e proprio incitamento all’odio. Questo problema pesa come un macigno sul possibile percorso di pace perché crea intere generazioni di terroristi e odiatori e di certo non si risolverà con lo stop alla costruzione degli insediamenti.

Dalla parte palestinese non si è mai lavorato per la pace, MAI, e il motivo non sono gli insediamenti ma la volontà di non riconoscere Israele e di distruggerlo. Non ci può essere un accordo sulla questione israelo-palestinese semplicemente perché a una delle due parti, quella palestinese, non interessa raggiungerlo. Questa è la verità pura e semplice, una verità che però l’occidente si ostina a non vedere o a non voler vedere diventando così complice della violenza palestinese, addirittura finanziatore di quella cieca violenza.

Questa assurda e insensata ipocrisia deve finire. L’occidente deve pretendere che l’incitamento all’odio, costantemente implementato dalla dirigenza palestinese, finisca. Devono pretendere che Abu Mazen o, meglio ancora, chi è veramente interessato alla pace si sieda ad un tavolo di trattative con Israele. L’occidente deve smettere di finanziare il terrorismo palestinese e deve finanziare solo le iniziative di pace vere. Ma fino a quando il Parlamento Europeo applaudirà vergognosamente le odiose menzogne di Abu Mazen tutto questo non sarà possibile. E’ finito il tempo della equazione “terra in cambio di pace”, oggi l’equazione deve essere “pace in cambio di pace”. Diversamente non potrà che esserci “guerra in cambio di guerra”.

Scritto da Antonio M. Suarez