Hezbollah in forti difficoltà finanziarie a causa delle sanzioni americane all’Iran e a quelle che il Governo americano ha imposto alle sue attività all’estero, lancia la “jihad economica”.

Ad inventare il termine è stato il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che questa settimana invece di incentrare i suoi virulenti discorsi contro Israele ha chiesto ai sostenitori del gruppo terrorista di aiutare finanziariamente la “resistenza”, come usa autodefinirsi Hezbollah, lanciando anche la “Fondazione per il sostegno della resistenza”.

Stipendi dimezzati

Il bilancio annuale di Hezbollah per le attività terroristiche è stimato in circa 700 milioni di dollari, l’80% dei quali coperto da finanziamenti iraniani, mentre il rimanente 20% arriva da attività illegali quali il traffico di stupefacenti e il riciclaggio di denaro sporco.

Le sanzioni americane all’Iran hanno costretto gli Ayatollah iraniani a tagliare considerevolmente i finanziamenti a Hezbollah che ora si trova in gravi difficoltà nel pagare gli stipendi dei terroristi.

Secondo fonti interne ad Hezbollah gli stipendi dei terroristi sposati sono passati da 1.200 dollari al mese a circa 600 dollari, mentre i combattenti non sposati percepiscono solo 200 dollari al mese contro i 600 che percepivano prima.

Hezbollah è il secondo più grande datore di lavoro del Libano dopo lo Stato e questo provoca anche una forte contrazione dei consumi interni al Libano mettendo in difficoltà lo stesso Stato libanese.

Diversificazione delle attività

Negli ultimi mesi Hezbollah ha cercato in tutti i modi di diversificare le fonti di approvvigionamento di denaro, specie dopo che gli Stati Uniti sono riusciti a bloccare diversi conti bancari che facevano capo ai terroristi libanesi.

Hezbollah sta quindi cercando di far crescere il già importante business della droga con il sud America, mentre nel contempo sta cercando nuove strade per riciclare il denaro sporco proveniente dai traffici illeciti. Una di queste, scoperta di recente, è quella africana che porta in Angola.

Fare terra bruciata attorno a Hezbollah

Gli Stati Uniti e Israele stanno lavorando insieme da mesi per fare terra bruciata intorno alle attività illecite di Hezbollah.

Di recente persino due parlamentari libanesi appartenenti al “Partito di Dio” sono stati inseriti nella black list americana.

Si tratta di Amin Sherri e Muhammad Hasan Raad, i quali secondo il Tesoro americano «hanno usato il loro potere politico per favorire le attività illecite del gruppo terrorista e condizionato la politica libanese a favore dell’Iran».

Bloccati anche i conti di Wafiq Safa, un alto funzionario vicino al segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il quale è risultato essere una pedina indispensabile per tenere i contatti con i cartelli della droga e con i finanzieri che si prestano ai traffici illeciti di Hezbollah.

Israeliani e americani stanno collaborando anche nel monitoraggio di alcune banche colombiane e venezuelane sospettate di essere il mezzo attraverso il quale il “Partito di Dio” cerca di eludere i controlli. La rete di banche “compiacenti” comprenderebbe anche quelle di alcuni paesi nordafricani, ma saremo più precisi in un secondo momento.

Per assurdo la politica delle sanzioni finanziarie imposte dall’Amministrazione Trump all’Iran e allo stesso “Partito di Dio” sembra essere più efficace di qualsiasi azione militare contro Hezbollah. Li sta letteralmente mettendo in ginocchio e li sta portando ad essere imprudenti e quindi più facilmente “individuabili”.