Oggi in Iran si vota per l’elezione del Presidente. La scelta che dovranno fare gli iraniani è tra sei candidati ma sembra che la sfida sia principalmente tra l’attuale Presidente Hassan Rouhani, universalmente definito un moderato, e l’estremista vicino ai pasdaran e appoggiato dalla Guida Suprema, Ebrahim Raisi.
Non vi affannate a fare differenze tra un finto moderato come Rouhani e un estremista vero come Raisi, le differenze tra i due sono solo di carattere politico anche se la favoletta del “candidato moderato” piace tantissimo ai media occidentali. Rouhani è solo più furbo e scaltro di chi l’ha preceduto (Ahmadinejad) e meno apertamente estremista di chi lo potrebbe sostituire.
Negli ultimi quattro anni Rouhani non ha fatto quasi nulla per mantenere le promesse progressiste (ammesso che in Iran la parola progressismo abbia un senso) fatte al suo elettorato prima delle elezioni del 2013. E’ vero, ha ottenuto una vittoria diplomatica importantissima con l’accordo sul nucleare iraniano che gli ha permesso di risollevare in parte l’economia iraniana ma non ha cambiato di una virgola la linea politica di fondo della Repubblica Islamica che punta a una egemonia nella regione. Non ha rinunciato alla bomba atomica, non ha smesso di finanziare il terrorismo, anzi, ha addirittura aumentato il sostegno finanziario e militare agli Hezbollah ed è intervenuto militarmente in Siria a fianco del genocida Assad portando così l’esercito iraniano a due passi dal confine con Israele. E’ scaltro Rouhani ma non è certo un moderato.
A livello interno poi tutto è rimasto come ai tempi di Ahmadinejad. Gli oppositori continuano ad essere incarcerati (alcuni sono in carcere dai tempi delle rivoluzione verde del 2009 nonostante avesse promesso laloro liberazione), le esecuzioni capitali sono addirittura aumentate rispetto alla presidenza di Ahmadinejad, mentre le differenza di genere sono rimaste invariate. Non capisco davvero come si possa definire Hassan Rouhani un moderato.
Sotto certi aspetti per il mondo libero sarebbe auspicabile la vittoria del “duro” Ebrahim Raisi, se non altro si potrebbe mettere da una parte la favoletta del candidato moderato e uscire finalmente da questo enorme equivoco che condiziona la politica internazionale verso l’Iran. Si potrebbe finalmente aprire gli occhi e vedere l’Iran per quello che è veramente, un pericolo mortale per tutto il mondo.