Quando parliamo di Iran e di popolo iraniano, dobbiamo fare distinzione tra coloro che vivono nelle grandi città e coloro che invece (e sono la stragrande maggioranza) vivono nel resto del Paese.
Quando pensiamo alle contestazioni iraniane, al Movimento Verde, o ad altri Movimenti che hano contestato il regime, non possiamo non notare che queste manifestazioni sono avvenute tutte nelle grandi città.
Poi c’è il resto del Paese, la stragrande maggioranza, con un accesso limitato all’informazione, per lo più rurale o marginalmente industrializzato, che pende dalle labbra degli Ayatollah e dei loro mastini, i Guardiani della Rivoluzione Islamica.
Non hanno altro da sentire, non hanno altre fonti da cui attingere, ed è proprio per questo che formano lo zoccolo duro sul quale gli Ayatollah possono sempre contare.
Un esempio eclatante di questa “imbambolatura” lo abbiamo avuto ieri quando il capo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica, il Gen. Hossein Salami, ha parlato di fronte ad una folla drogata di Ayatollah in una località della provincia occidentale di Kermanshah, puntualmente ripreso dai media iraniani, unica fonte di informazione per questa gente.
Cosa ha detto il Gen. Salami? Le solite cose. Che il nemico (Israele e Stati Uniti) non attacca l’Iran perché ha paura della sua forza. Che non potendolo attaccare lo ha penalizzato con le sanzioni, ma che nonostante tutto il Paese risorgerà e vincerà contro il nemico.
Insomma, nulla di più di un discorso in stile fascista come ne abbiamo sentiti tanti durante la storia del mondo, discorsi più volti a placare la rabbia della gente, che proprio tutta scema non è, che di sostanza.
Intendiamoci, è vero che il “menico” ha timore ad attaccare direttamente l’Iran, ma non per la sua forza militare, senza una aviazione degna di questo nome, un esercito con armi obsolete se togliamo i missili e una marina fatta solo di barchini.
Il “nemico” ha timore (non paura) di attaccare perché l’Iran ha creato una rete terroristica così vasta da intimorire e comunque da non sottovalutare, che va dal Libano allo Yemen passando per la Siria e l’Iraq. Senza contare poi le tantissime cellule sparse in tutto il mondo.
Questa è la vera forza militare dell’Iran, non quella scassata descritta dal Generale Salami ai quattro boccaloni pronti a credere a tutto e a sacrificare persino le loro vite per gli Ayatollah.
Il terrorismo è la forza dell’Iran, la stessa forza di Al Qaeda, dello Stato Islamico e di tutte le forze oscure che lavorano contro la democrazia e la libertà.