Quello che in molti dicevano essere inevitabile, cioè assistere alla balcanizzazione dell’Iraq, sta inesorabilmente avvenendo. E il rischio fortissimo è che avvenga anche in Siria e in altri paesi limitrofi (penso alla Turchia).
Ma quello che avviene in Iraq non è il frutto del corso naturale degli eventi, è l’esempio lampante di dove ha portato la politica menefreghista di Obama, la cosiddetta “politica del disimpegno” che tradotto vuol dire “prima ti ho messo nella merda e adesso ti ci lascio affondare”.
Si può discutere per ore sul fatto che l’invasione dell’Iraq è stato un enorme errore commesso da Bush e non certo da Obama, ma la scelta di abbandonare il Paese a se stesso o, peggio, nelle mani di Al Qaeda o degli Ayatollah iraniani è stata unicamente una scelta di Obama.
E’ tipico del Presidente americano fare così. Lo ha fatto con la Libia, con l’Egitto, lo sta facendo con la Siria e con l’Afghanistan. Non è quindi una novità. Ma l’Iraq è diverso perché a livello geo-politico perdere qualsiasi controllo su questo enorme paese significa essere incoscienti, dei pazzi da manicomio.
E quante bugie ha detto Obama prima di lasciare l’Iraq al suo destino? Ha detto di aver addestrato l’esercito e di averlo armato. Non è vero. L’altro ieri a Mosul 1.500 terroristi hanno messo in fuga due battaglioni di soldati iracheni. E andate a vedere che armi hanno i militari iracheni. Le stesse di quando c’era Saddam Hussein. Pochi e vecchi elicotteri, vecchi fucili AK47, vecchi lanciagranate RPG, qualche vecchio carro armato T60 russo, nessun caccia. Altro che esercito addestrato e ben armato.
La domanda ora è una sola: intende fare così anche con l’Afghanistan oppure la lezione irachena è servita a qualcosa?
[glyphicon type=”user”] Scritto da Adrian Niscemi
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