Le forze di difesa israeliane – IDF – nei giorni scorsi hanno fatto una attenta valutazione dei rischi inerenti alla possibilità che scoppi una nuova guerra sia sul fronte nord, con gli Hezbollah, che sul fronte della Striscia di Gaza con Hamas e gli altri gruppi terroristici islamici. Il quadro che ne esce, dopo una serie di briefing con Mossad e Shin Bet, è abbastanza allarmante.
Fronte nord
Nel medio periodo Hezbollah rappresenta senza ombra di dubbio il pericolo maggiore anche se i terroristi libanesi eterodiretti da Teheran sono attualmente impegnati nella guerra in Siria in difesa del regime di Assad. Secondo alcune stime dei servizi segreti israeliani gli Hezbollah hanno perso circa 1.300 uomini nella guerra in Siria, il doppio di quelli che hanno perso nell’ultimo conflitto con Israele. Oltre a questo lamentano oltre 10.000 feriti, è chiaro quindi che il conflitto in Siria costi molto caro a Hezbollah sia in termini di perdite che di impegno militare. Tuttavia il comando del IDF ritiene la minaccia di Hezbollah molto reale e concreta anche se non immediata. Oltretutto ci sono attendibili notizie di intelligence che parlano di un progressivo disimpegno delle milizie di Hezbollah dal fronte siriano, questo grazie all’aumento degli uomini di Teheran (pasdaran) e all’intervento russo a difesa del regime siriano, anche se effettivamente ci sono informazioni contrastanti e da verificare sul fatto che Hezbollah si stia ritirando in quanto altre fonti parlano di un “ridispiegamento” sul Golan piuttosto che di un vero e proprio disimpegno. In ogni caso, sia che Hezbollah si ritiri dalla Siria, sia che ridispieghi le sue forze sul Golan, questo comporta per Israele un aumento della minaccia. Nei briefing tenutesi nelle scorse settimane è stata analizzata con cura anche la possibile tecnica adottata dagli Hezbollah nella più che probabile guerra futura ed è emerso che i terroristi libanesi hanno massicciamente fortificato i villaggi lungo il confine tra Libano e Israele il che renderà molto più complicato per Israele sia l’impiego dei mezzi corazzati che gli attacchi aerei in quanto il rischio di colpire i civili sarebbe elevatissimo. In sostanza Hezbollah ha fatto in modo di limitare quelli che sono i due maggiori vantaggi militari israeliani cioè i carri armati e gli aerei. Anche sul fronte delle risorse militari e finanziarie riguardanti i terroristi libanesi ci sono delle novità che preoccupano Israele. Fino ad oggi l’Iran aveva tagliato di circa 700 milioni di dollari l’aiuto finanziario a Hezbollah, questo a causa delle difficoltà provocate dalle sanzioni. Dopo l’accordo sul nucleare iraniano e la liberazione di immense risorse finanziarie è prevedibile che Teheran torni a finanziare massicciamente i terroristi libanesi con un conseguente aumento dei rischi per Israele. In sostanza, il comando IDF ritiene inevitabile un conflitto con Hezbollah sul fronte nord anche se non lo ritiene imminente valutando che i terroristi libanesi non lo scateneranno prima di sei/dodici mesi, cioè il tempo necessario al loro ridispiegamento dalla Siria e alla loro riorganizzazione. Unico grande punto interrogativo rimangono le Alture del Golan dove un eventuale posizionamento di Hezbollah o dei pasdaran iraniani costringerebbe Israele a un intervento armato anticipando quindi i tempi.
Fronte sud
Anche se il comando IDF considera Hamas un rischio inferiore a quello rappresentato da Hezbollah, informazioni di intelligence evidenziano che i terroristi palestinesi lavorano alacremente alla preparazione del prossimo conflitto con Israele. Fino ad oggi, a parte le dichiarazioni di circostanza, Hamas è rimasto fondamentalmente fuori da quella che i media occidentali chiamano “terza intifada” o “intifada dei coltelli”. Ma recenti segnali parlano di un sostanziale riavvicinamento di Hamas all’Iran e di una probabile escalation. Hamas ha ricostruito gran parte dei tunnel del terrore e grazie all’aiuto dei beduini del Sinai ha ricevuto importanti quantitativi di armi, probabilmente proprio dall’Iran. L’IDF teme che nelle prossime settimane o al massimo nei prossimi mesi, Hamas cercherà di effettuare attentati di grandi dimensioni in modo di scatenare la reazione israeliana. Ad Hamas serve che sia Israele a scatenare un conflitto, questo per ottenere l’appoggio internazionale, ma per farlo deve necessariamente commettere atti di terrorismo talmente grandi da scatenare la reazione israeliana. Il comando IDF si dice pronto a reagire a qualsiasi attacco da parte di Hamas, ma ha invitato il Mossad e lo Shin Bet a fare di tutto per impedire ad Hamas di commettere tali atti di terrorismo, non solo per evitare la perdita di vite umane israeliane ma anche per prevenire la logica reazione militare che ne conseguirebbe. Purtroppo le possibilità che ciò avvenga vengono giudicate dal comando del IDF “molto alte” e il rischio viene considerato come “imminente”.
Lo scenario peggiore
Lo scenario peggiore previsto dal comando IDF è quello di un attacco simultaneo, sia sul fronte nord che sul fronte sud. Il Mossad ha segnalato ripetutamente un aumento dei contatti tra i gruppi terroristici palestinesi ed Hezbollah. Il rischio che i due fronti si aprano contemporaneamente viene giudicato “molto reale” e pericoloso.
Report scritto da Maurizia De Groot Vos e Paola P.