Israele nazione del popolo ebraico. Dallo scorso 19 luglio l’equazione che vuole Israele uno Stato Ebraico è legge. Fino ad ora ci siano sempre tenuti fuori dalle discussioni in merito a questa controversa legge, ma le proteste strumentali viste a Tel Aviv da parte degli arabi e l’uso davvero sfacciato che ne fanno i nemici di Israele per attaccare la democrazia israeliana ci spingono a prendere un minimo di posizione.
Che la legge sia apparsa da subito divisiva è fuor di dubbio anche se di per se la Nation State Basic Law non cambia nulla né per i cittadini di fede ebraica né per quelli di altre fedi. Non concede maggiori diritti a nessuno e soprattutto non toglie Diritti a coloro che ebrei non sono. Dichiarasi uno Stato Ebraico non significa, come dicono alcuni, favorire la discriminazione o addirittura l’apartheid, parola talmente abusata da finire per svilire persino il significato importantissimo del termine stesso. D’altro canto non ci sembra che questo termine venga usato per la Repubblica Islamica dell’Iran o per tutti quei regimi islamici che nel nome hanno l’Islam quale indicativo. Eppure in quei regimi si che ci sono discriminazioni in base alla religione.
Invece questa legge israeliana non inserisce alcun discrimine religioso o etnico ma ribadisce una cosa ovvia e conosciuta da sempre, dai tempi dei tempi, e cioè che Israele è la nazione del popolo ebraico e lo mette in Costituzione.
Allora dove sta il problema? Il problema sta nel fatto che questa legge, che piaccia o meno, taglia fuori in maniera definitiva il sogno dello Stato binazionale che hanno da sempre i palestinesi e un po’ tutti i nemici di Israele, un sogno volto a distruggere Israele dal suo interno, a realizzare cioè quello che gli arabi non sono riusciti ad ottenere in 70 anni di guerre.
Bastava guardare chi erano quelli che manifestavano a Tel Aviv per rendersi conto della giustezza di questa legge. A manifestare a Tel Aviv contro la Nation State Basic Law erano in buona parte arabo-israeliani che aderiscono alla Joint List, cioè quella lista araba che pur essendo in Parlamento rifiuta il Diritto di Israele ad esistere e che proprio per questo punta allo Stato binazionale.
Sentire in piena Rabin Square slogan inneggianti alla “grande Palestina che va dal mare al fiume Giordano”, gli stessi slogan di Hamas e della OLP, vedere le bandiere palestinesi, bandiere intrise di sangue israeliano, sventolare liberamente nel centro di Tel Aviv è forse troppo persino per la democrazia israeliana. Eppure è successo. E sarebbe questa la cosiddetta apartheid che secondo alcuni ci sarebbe in Israele?
Che poi la vogliamo dire tutta? Se ci sono arabi che godono di ogni tipo di Diritto questi sono gli arabo-israeliani, Diritti che i loro correligionari nel resto del mondo arabo posso sono sognare. Ed è proprio la manifestazione di Tel Aviv a dimostrarlo. Al limite ci sarebbe da chiedersi se gli arabo-israeliani oltre ad avere Diritti sono coscienti di avere anche dei doveri verso Israele, prima di tutto quello di difendere lo Stato dove vivono e non di agognarne la distruzione.
Paradossalmente gli unici che fanno un discrimine vero in Israele sono proprio gli arabo-israeliani. Ma questo non lo puoi andare a spiegare agli odiatori che vedono in questa legge che sancisce Israele quale Stato del popolo ebraico un ostacolo alle loro mire di distruzione.
Che poi ci siano cose da sistemare e chiarire, come per esempio con i Drusi, è fuor di dubbio. Ma Israele, checché ne dicano gli odiatori, è una grande democrazia e in quanto tale saprà risolvere ogni tipo di problema.