Dopo l’attentato di ieri la Giordania ha deciso di bloccare tutti i rifugiati, di non costruire nuovi campi e di non allargare quelli già esistenti. Lo ha annunciato il portavoce del Governo giordano, Mohammed al-Momeni.
Ieri una autobomba aveva colpito il campo di Ruqban provocando la morte sei soldati e il ferimento di altri 14 di cui alcuni in serio pericolo di vita. E’ il secondo attentato in un campo profughi che colpisce la Giordania in poco tempo dopo quello che due settimane fa aveva colpito il campo profughi palestinese di Baqaa dove erano rimasti uccisi alcuni agenti dei servizi segreti giordani.
Giordania sotto doppio attacco
La Giordania sembra essere sotto un doppio temibile attacco, quello portato dallo Stato Islamico e quello portato invece da alcune frange violente palestinesi vicine all’ISIS. L’unico comun denominatore di questi attacchi sono proprio i campi profughi gestiti nella maggioranza dei casi da agenzie ONU, la UNHCR per i campi destinati ai profughi siriani e la UNRWA per quelli destinati ai finti profughi palestinesi. In tutti e due i casi, sebbene vi sia una forte presenza di militari, la gestione dei campi lascia parecchio a desiderare e si sospettano forti infiltrazioni terroristiche.
Ieri il Re di Giordania, Abd Allah II, in una dichiarazione rilasciata ai media ha detto che «la Giordania risponderà con estrema durezza agli attacchi dei terroristi», mentre uno dei comandanti in capo dell’esercito e consigliere del Re per le questioni militari, Gen. Mashal Al Zaben, ha detto che alla Giordania servono nuove leggi per affrontare il pericolo che arriva dal terrorismo islamico.
La Giordania è uno dei pochi Paesi arabi ad avere una politica smaccatamente filo-occidentale ed ha regolari relazioni diplomatiche con Israele, per questo motivo è un obiettivo molto ambito dal terrorismo islamico sia di quello dello Stato Islamico che di quello di matrice palestinese.
Scritto da Sarah F.