La retorica di Obama

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Ieri, come tanti altri, avevamo anticipato i punti salienti del discorso di Obama all’Onu definendolo “tutto fumo e niente arrosto”. Dopo aver ascoltato tutto il discorso non solo non abbiamo cambiato idea ma, se possibile, siamo ancora più delusi.

Obama ha fatto larghissimo uso di retorica ma senza mandare quei “segnali forti” che in molti aspettavano. Ha parlato dello scontro tra mondo islamico (genericamente chiamato da Obama “mondo arabo”) e occidente definendolo “un ostacolo alla democrazia” e proponendo generici sistemi di integrazione. Ha condannato l’estremismo islamico sostenendo che “Al Qaeda è più debole” (ha abbandonato la frase “Al Qaeda è sconfitta” usata in campagna elettorale). Ha condannato anche il film blasfemo su Maometto ma ha dovuto ammettere che in un Paese libero(come gli Stati Uniti n.d.r.) non si può impedire la pubblicazione di un pensiero anche se non lo si condivide. Lo avrà fatto a malincuore visto che proprio la Casa Bianca aveva chiesto a Google di rimuovere il film da Youtube. Ha detto che in Siria la situazione non è più accettabile. Ha parlato di processo di pace in Medio Oriente sostenendo che detto processo deve passare per un accordo tra palestinesi e israeliani. Infine ha parlato di Iran e del suo programma nucleare. Lo ha fatto per pochi secondi dicendo che “gli Stati Uniti non permetteranno mai all’Iran di dotarsi di armi nucleari”, ma senza andare oltre, senza dire cosa intende fare per fermare Teheran a un passo dal suo obbiettivo.

Insomma, un discorso sciatto e farcito di retorica che non ha detto assolutamente niente di concreto, niente che possa in qualche modo far pensare che gli Stati Uniti intendano tornare protagonisti sulla scena internazionale e farsi carico, come in passato, di difendere le democrazie. Certo, Obama ha un’ottima dialettica, fatto questo che ha dato al suo discorso un certo pathos iniziale, ma concretamente quel discorso lo poteva fare anche un rappresentante di scarpe (con tutto il rispetto per i rappresentanti di scarpe).

E adesso aspettiamo i fuochi d’artificio promessi dai discorsi di Netanyahu e di Ahmadinejad. Di certo il premier israeliano sarà meno retorico e farà capire cosa ci aspetta nei prossimi mesi.

Sarah F.

redazione

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