Turchia e Tunisia ai quali andrebbe aggiunto il Pakistan, sono queste le principali basi del nuovo terrore islamico, i paesi dai quali sorge l’alba di una rinnovata strategia di conquista che non fa più mistero di allearsi con i peggiori gruppi terroristici.
Era il dicembre del 2016 quando in Tunisia alcuni killer, si dice agenti del Mossad, uccisero il padre dei droni di Hamas, Mohammed Zawahri. Quello non fu un episodio isolato. Il Mossad non si è mai fatto scrupolo di colpire terroristi rifugiati nei Paesi islamici, da quelli del Golfo fino all’estremo eriente. L’ultimo in ordine di tempo si sospetta sia Fadi Albatsh, l’ingegnere palestinese membro di Hamas ucciso pochi giorni fa in Malesia.
Non è certo una novità che molti paesi islamici diano rifugio e ospitalità ai terroristi islamici di Hamas e di altri gruppi terroristici. La novità sta piuttosto nel fatto che adesso lo fanno alla luce del sole.
Si pensi per esempio alla Turchia, membro della NATO e aspirante membro dell’Unione Europea, che dopo la decisione da parte del Qatar di espellere Hamas ha accolto il gruppo terrorista palestinese nel suo territorio, gli ha aperto una sede “ufficiale” a Istanbul e si è fatta portavoce istituzionale delle istanze dei terroristi palestinesi. Non quindi un sostegno occulto, ma un appoggio ufficiale e alla luce del sole, dato con totale menefreghismo in merito al fatto che tutto il mondo consideri Hamas un gruppo terrorista.
Si dirà che anche il Qatar lo faceva ufficialmente. Vero, ma il Qatar non è la Turchia, non è un membro della NATO né ambisce ad entrare nell’Unione Europea.
Ma Hamas è solo la punta dell’iceberg, è solo uno dei tanti gruppi che fanno capo alla Fratellanza Musulmana di cui Erdogan è senza dubbio la figura più importante e potente. Lo stesso ISIS è figlio dell’ideologia della Fratellanza Musulmana così come lo era Al Qaeda, troppo in fretta dimenticata ma ancora in grado di attirare consensi nel mondo islamico.
La Turchia di Erdogan sta facendo da apripista a una nuova mentalità islamica, quella che mette da parte l’appoggio occulto al terrorismo islamico (pensiamo per esempio all’Arabia Saudita o al Qatar che per anni hanno finanziato un po’ tutti i gruppi terroristici islamici), lo rende ufficiale e ne fa una linea di governo.
Non si tratta più solo di ospitare e proteggere alcuni leader terroristici, no, si tratta di dar loro una copertura ufficiale che li preservi da eventuali “azioni ostili” implementate dai servizi segreti occidentali tra i quali anche il Mossad.
Se tu colpisci un obiettivo in un Paese che lo proteggeva in maniera occulta questo Paese non potrà fare molto, non potrà andare oltre a qualche protesta. Ma se tu colpisci un obiettivo in un paese che lo protegge ufficialmente le cose cambiano notevolmente.
Erdogan questo lo ha capito e si sta tirando dietro altri Paesi musulmani tra i quali la Tunisia che in barba alla tanto sbandierata “democratizzazione” rimane il Paese che ha fornito il numero più alto di foreign fighters allo Stato Islamico e che ora, dopo il tracollo di ISIS, li sta riaccogliendo senza tanti problemi dando loro quello stesso tipo di copertura che Erdogan fornisce ad Hamas.
E’ l’alba di un nuovo terrore islamico, un terrore islamico istituzionalizzato che non fa mistero né dei propri obiettivi di conquista globale né si fa scrupolo di mostrare apertamente il suo sostegno al terrorismo islamico, magari cercando di far passare un gruppo terrorista alla stregua di un partito politico (un po’ come avviene per l’Iran ed Hezbollah).
E purtroppo, vista la totale apatia europea, è una tattica che sta dando frutti. La sempre più evidente prepotenza di Erdogan cresce di pari passo all’indifferenza europea che non solo sottovaluta la pericolosità del dittatore turco, sottovaluta anche la pesantissima infiltrazione della Fratellanza Musulmana nel vecchio continente. Speriamo solo di non svegliarci quando sarà troppo tardi.