Quando in un Paese arabo c’è bisogno di liberarsi di qualcuno o di giustificare qualche magagna nella sicurezza risolvono il problema tirando fuori il Mossad. E’ sempre così.
Sette condannati in Algeria per spionaggio a favore del Mossad. Il capo condannato a morte, gli altri sei a dieci anni di reclusione. E’ questo il risultato di una “indagine” portata avanti dal controspionaggio algerino volto a impedire la “destabilizzazione” del Paese.
Gli imputati, tutti africani, sono stati accusati di voler “paralizzare la sicurezza algerina” e di lavorare per destabilizzare il Paese. Il capo, un cittadino libanese con doppia cittadinanza (la seconda cittadinanza è liberiana) è stato condannato a morte.
Questa è solo l’ultima delle tante accuse rivolte al Mossad, l’agenzia di spionaggio esterno di Israele. Uccidono un palestinese in Malesia, magari per un regolamento di conti tra delinquenti? Colpa del Mossad. Un giornalista libanese scrive articoli contro Hezbollah? Lo arrestano con l’accusa di essere un agente del Mossad. Sempre in Libano è ancora fresca l’accusa di spionaggio a favore di Israele (e quindi di appartenenza al Mossad) rivolta all’attore e regista Ziad Itani. Poi hanno scoperto che contro Itani avevano fabbricato prove false per screditarlo visto che il regista aveva il brutto vizio di criticare Hezbollah. Risultato? Lui libero e gli agenti libanesi che avevano creato le prove dal nulla finiti in carcere (anche se poi li hanno liberati subito).
Il pericolo Mossad aleggia sempre nei Paesi arabi e musulmani, sempre pronto ad essere rispolverato a seconda dell’occasione. Ieri il ministro dell’Interno algerino, Noureddine Bedoui, ha detto che «il circuito di spionaggio internazionale che faceva capo al Mossad scoperto in Algeria mirava a destabilizzare il Paese», come se non fosse l’estremismo islamico a cercare di destabilizzare l’Algeria e a mettere seriamente a rischio la fragile stabilità del paese nordafricano.
Sinceramente non sappiamo chi siano realmente i sette poveretti africani “beccati” in Algeria a fare gli “spioni” per il Mossad, ma sinceramente fatichiamo a immaginare che sette poveretti probabilmente in cerca di lavoro potessero essere una minaccia per la stabilità dell’Algeria o che potessero solo pensare di riuscire in questa fantomatica impresa. Ma si sa, quando in un Paese arabo o musulmano c’è bisogno di coprire qualcosa o qualche pecca nella sicurezza, accusare il Mossad funziona sempre.