Le rivolte in Libano e in Iraq, sebbene distanti, hanno un comun denominatore non da poco: l’Iran e i suoi proxy che dominano la politica dei due stati arabi.

A Beirut il governo è caduto ma i manifestanti non si sono fermati, nemmeno dopo le promesse di riforme fatte dal Presidente Michel Aoun.

Il problema non sono solo le riforme, il problema si chiama Hezbollah che non solo rischia di trascinare il Libano in una rovinosa guerra con Israele, ma che con il suo intervento in Siria ha creato una situazione economica al limite del collasso per tutto il Paese.

In Siria Hezbollah è intervenuto senza nessun consenso da parte del governo libanese, ha agito per quello che è: una forza completamente autonoma, uno Stato nello Stato.

In Iraq il Governo è al limite del collasso. Le proteste sono generalizzate e sono gli stessi sciiti a chiedere che le milizie armate legate a Teheran se ne vadano. Anzi, le proteste più accese si sono avute proprio nel sud sciita.

Almeno all’inizio le reazioni dei proxy iraniani sono state diverse. In Libano prima il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è sembrato rimanere calmo. Poi, una volta capito che il vero bersaglio era il suo gruppo terrorista, ha prima accusato Israele di fomentare le rivolte, poi ha ordinato un blitz violento contro i manifestanti che, tra le altre cose, ha provocato le dimissioni del Premier Saad al-Hariri.

In Iraq le cose sono andate molto peggio. Le milizie sciite legate a Teheran non sono andate per il sottile, hanno usato i cecchini che hanno sparato direttamente sulla folla provocando almeno 250 vittime. Ma non hanno fermato le proteste che, anzi, proprio nel sud sciita proseguono senza sosta.

Addirittura Teheran, con una mossa senza precedenti e con la scusa di proteggere i pellegrini sciiti, ha inviato in Iraq centinaia di truppe e polizia antisommossa (i Basij) ufficiali.

Di fatto l’esercito iraniano è presente in Iraq in aggiunta alle milizie sciite e alla già presente Forza Quds delle Guardie della Rivoluzione Islamica. Una invasione silenziosa ma violenta.

Perché le rivolte in Libano e in Iraq rischiano di rovinare i piani iraniani?

Per molto tempo Libano e Iraq hanno avuto governi settari, divisi secondo rigide regole che tengono in considerazione le varie etnie. Su questo aveva puntato Teheran per avere il controllo del Libano attraverso Hezbollah e quello dell’Iraq attraverso i vari proxi legati all’Iran.

Ora questo schema è saltato. Le proteste sono tutto fuorché di tipo settario. Sono trasversali e chiedono proprio la fine del settarismo e la dipendenza dall’Iran.

I popoli libanese e iracheno sono stanchi di guerre e di vivere in povertà proprio per questo. Sono stanchi della diffusa corruzione che arricchisce pochi e lascia il resto nella miseria. Sono stanchi di pagare il prezzo che comporta la dipendenza da Teheran.

Come reagisce l’Iran?

In Libano l’Iran ha demandato il tutto ai fedeli Hezbollah che però poco possono fare politicamente in quanto pur avendo la maggioranza in Parlamento non possono formare un governo senza fare alleanze. Ma hanno un vero e proprio esercito, ben più forte e armato di quello ufficiale che per altro si è visto tagliare gli aiuti americani. Il timore è che possano prendere il potere con la forza spinti proprio dall’Iran che non può e non vuole perdere il punto di pressione più forte che ha nei confronti di Israele.

Differente la situazione in Iraq. Secondo fonti di intelligence Qassem Soleimani, il capo della Forza Quds, la settimana scorsa è volato a Baghdad per un incontro segreto con i vertici sciiti del Governo iracheno garantendo che l’Iran avrebbe sostenuto anche militarmente il Governo in carica.

Questa promessa ha permesso al premier Adil Abdul-Mahdi di mantenere il potere, consegnando però di fatto il Paese all’Iran e alle sue forze militari e para-militari.

Per il piano iraniano l’Iraq è fondamentale almeno quanto lo è il Libano. È il quarto fronte contro Israele che Teheran non può permettersi il lusso di perdere.

Cosa non torna in tutto questo?

La cosa che non torna in tutto questo è che sia il Libano che l’Iraq dovrebbero essere teoricamente sotto l’ombrello americano. Fino a pochi giorni fa erano gli USA ad armare e finanziare gli eserciti dei due Paesi. In Iraq ancora gli USA hanno una discreta presenza militare. Come ha fatto l’Iran ha “impossessarsi” senza colpo ferire di due protettorati americani?

Specialmente per quanto riguarda l’Iraq (il Libano è in mano all’Iran ormai da molto tempo) qualche risposta ce la dovrebbe dare il presidente Trump. Che intenzioni ha? Intende lasciare che l’esercito iraniano si stabilisca anche in Iraq dopo averlo fatto in Siria? Non sarebbe una mossa intelligente.