Secondo la road map europea e statunitense, le elezioni presidenziali in Libia del 24 dicembre prossimo dovrebbero riportare stabilità nel paese nordafricano dilaniato da una guerra civile ora congelata grazie ad un fragilissimo cessate il fuoco.
Ma, stando a quanto scrivono Henry Meyer e Mirette Magdy su Bloomberg, le elezioni presidenziali libiche potrebbero essere addirittura un boomerang se Vladimir Putin riuscisse a mettere in atto il suo piano.
Infatti, secondo i due giornalisti americani il presidente russo starebbe appoggiando pesantemente Saif al-Islam Gheddafi, figlio dell’ex dittature ucciso nel 2011 dopo una guerra civile organizzata da alcune potenze occidentali.
L’appoggio russo al figlio di Gheddafi appare come una sfida aperta verso gli Stati Uniti e l’Europa e tende a sbaragliare anche i piani turchi in quanto Putin starebbe facendo forti pressioni sul potente generale Khalifa Haftar affinché rinunci a candidarsi come presidente ed appoggi la candidatura di Gheddafi.
Secondo fonti russe riprese da Bloomberg la combinazione Haftar/Gheddafi sarebbe una combinazione elettorale imbattibile e potrebbe mettere d’accordo la maggioranza delle tribù libiche.
Tuttavia un portavoce del generale libico che attualmente controlla l’est del paese ha affermato che al momento non ci sono indicazioni che il Generale Haftar rinunci a candidarsi per appoggiare il figlio di Gheddafi.
Secondo Bloomberg lo stratagemma del Cremlino, in caso di successo, aumenterebbe il peso della Russia in Medio Oriente dopo che Putin è intervenuto con successo per sostenere il siriano Bashar Al-Assad.
Sempre secondo la testata americana il piano di Putin avrebbe il “tacito consenso” dell’Italia che invece fino ad oggi ha sempre appoggiato il Governo di Tripoli di Fayez al-Sarraj. E questa si che sarebbe una novità. Tuttavia la Farnesina, contattata dal giornale, non ha confermato.
La Russia può contare inoltre sull’appoggio dell’Egitto ma non su quello degli Emirati Arabi Uniti. Anche la Turchia è contraria alla “mossa Gheddafi”. Ankara ha una forte presenza militare nel Paese e ha sventato il piano di Haftar per conquistare tutta la Libia. Contrari anche i francesi.
Assolutamente contrari gli americani. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha avvertito di «gravi minacce alla stabilità regionale e al commercio globale» poste da «attori stranieri che sfruttano il conflitto» individuando nella Russia questi “attori stranieri”.
Il consulente politico russo Maxim Shugalei, che è stato imprigionato per più di 18 mesi in Libia accusato di aver complottato per la candidatura presidenziale di Saif al-Islam, ha detto in risposta alle domande inviate via e-mail che l’obiettivo della Russia è quello di garantire «un governo forte». Tuttavia, ha liquidato come «improbabile oggi» l’idea di un’alleanza tra Haftar e Saif.
Secondo un sondaggio condotto dall’istituto di ricerca di Shugalei a febbraio il primo ministro ad interim della Libia, Abdul Hamid Dbeibah, era il più apprezzato con il 30%, seguito dal figlio di Gheddafi al 26% e Haftar con il 15%.
Un altro contendente di primo piano, Fathi Bashagha, che promette un accordo più equo per l’est ricco di petrolio nel tentativo di sanare le divisioni con l’ovest politicamente dominante, ha avuto il 17%.
«La Russia ha influenza su Haftar, ma imporre la candidatura di Saif al-Islam sarebbe un enorme errore perché la sua elezione scatenerebbe grandi combattimenti», ha affermato Tarek Megerisi, membro politico senior del programma per il Nord Africa e il Medio Oriente al Consiglio europeo. «Vincerebbe con una piccola maggioranza e i gruppi rivoluzionari inizierebbero una guerra immediata», ha detto infine.
– con la collaborazione di bloomber/europe.com –