Caso marò, ancora un rinvio. Il Tribunale speciale di New Delhi ha deciso oggi per l’ennesimo rinvio del caso che riguarda i due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Questa volta la prossima udienza è stata fissata per il prossimo 1 luglio.
Ormai non ci sono più scuse per il Governo italiano, non bastano più le proteste o gli appelli alle leggi internazionali, per ripristinare il Diritto internazionale occorre riportare in Italia i due marò (Latorre c’è già per ragioni di salute), e questo che l’India sia o meno d’accordo.
Siamo chiaramente di fronte a una enorme presa in giro e al tentativo ormai evidente di una estorsione nei confronti del nostro Paese. Se fino alle elezioni in India il Governo aveva giustamente mantenuto un basso profilo dato che il caso dei marò era stato ampiamente usato in campagna elettorale dai vari partiti indiani, ora questa esigenza non c’è più. Dopo tre anni la giustizia indiana non è riuscita a produrre un solo capo d’accusa, le prove sono state chiaramente e deliberatamente compromesse, come popolo italiano abbiamo dovuto subire gravissime offese dalla stampa indiana, come Governo ci siamo dimostrati non in grado di proteggere i nostri militari in missione all’estero e considerando che ne abbiamo a migliaia sparsi nelle varie missioni non è certo un gran bel segnale per i militari che operano sotto la bandiera italiana.
E’ arrivato il momento di finirla di essere diplomatici, è una questione di dignità nazionale, una parola con la quale troppo spesso i nostri politici si riempiono la bocca per poi buttarla nel secchio per pura viltà appena ne hanno l’occasione.
E allora, per dignità nazionale, chiediamo al Governo Renzi di rompere gli indugi e di riportare in Italia anche Salvatore Girone e di riportare tutto il processo sotto l’egida del Diritto Internazionale. Ma soprattutto chiediamo al Governo di mandare un segnale chiaro alle migliaia di militari italiani in missione all’estero, un segnale che trasmetta loro quella sicurezza di cui hanno bisogno per lavorare correttamente. E se l’India non è d’accordo se ne dovrà fare una ragione.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Carlotta Visentin
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