Il capo delle diplomazia europea, Federica Mogherini, è volata ieri a Washington dove ha avuto un incontro con i legislatori di Capitol Hill sul tema dell’accordo sul nucleare iraniano che il Presidente Trump ha deciso di “decertificare” e che vorrebbe rinegoziare.
A tal riguardo scrive la Mogherini in un articolo a sua firma uscito ieri sul Washington Post:
«La decisione del presidente Donald Trump di non certificare l’accordo nucleare iraniano ha conseguenze solo negli Stati Uniti – per il momento. Ma i legislatori americani sono ora in una posizione cruciale: le loro prossime mosse avranno un impatto significativo sulla sicurezza degli Stati Uniti e dei suoi alleati in Europa, Medio Oriente e il resto del mondo.»
Poi continua scrivendo:
«Una cosa è chiara: la rinegoziazione non è un’opzione. Lo dico in base a realismo ed esperienza. Ci sono voluti dodici anni per concordare dettagli tecnici estremamente densi e complessi in un processo che richiedeva che tutti i problemi in sospeso venissero affrontati in parallelo. La riapertura unilaterale delle discussioni su questo o quel paragrafo è semplicemente impossibile.»
Poi affonda affermando che:
«Si tratta di principi e credibilità. L’accordo iraniano è approvato da una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e noi – sia in Europa che in America – abbiamo sempre creduto nel rispetto universale delle norme internazionali come pilastro fondamentale del sistema internazionale»
Parlando con i giornalisti Federica Mogherini ha quindi ribadito che l’Unione Europea non vuole in nessun caso interferire con la politica di Washington ma che, tuttavia, l’Europa si opporrà a qualsiasi nuova legge il Congresso americano andrà ad implementare dopo la decisione del Presidente Trump di non certificare l’accordo sul nucleare iraniano. Federica Mogherini ha così voluto ribadire che nel caso il Congresso USA promulghi una legge che chiede la rinegoziazione dell’accordo sul nucleare iraniano si troverebbe completamente isolato a livello internazionale. «La rinegoziazione non è una opinione» ha quindi rimarcato con forza.
Federica Mogherini non ha tuttavia fatto alcun cenno alle pressanti, continue e credibili minacce iraniane a Israele, nessun cenno alla polita espansionista iraniana in Medio Oriente, nessun cenno alle milizie sciite che agli ordini di Teheran stanno devastando il nord Iraq quanto e forse più di quanto non abbia batto lo Stato Islamico, nessun cenno alla grave crisi provocata dalle ingerenze iraniane in Libano. Niente di niente, l’unica cosa che le interessava era difendere gli interessi economici europei derivati dall’accordo sul nucleare iraniano e nel contempo “mettere in guardia” gli Stati Uniti che andare contro quell’accordo vorrebbe dire per Washington isolarsi dal contesto internazionale.
Ora, pur essendo la decisione di Trump di non certificare l’accordo con l’Iran una decisione opinabile, l’arroganza con la quale Federica Mogherini è arrivata a Washington per “avvisare” il Congresso USA e “ammonirlo” di non promulgare leggi che lo possano mettere in discussione è apparsa a tutti stucchevole (a parte naturalmente la stampa democratica). La spudoratezza con la quale la Mogherini difende gli interessi iraniani ed europei senza guardare al contesto che proprio da quell’accordo è nato in Medio Oriente non lascia campo a tante speranze sul fatto che l’Unione Europea possa essere un interlocutore affidabile per chi proprio dall’Iran è pesantemente minacciato. Ce ne faremo una ragione.