In queste ore si torna a parlare dell’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA). Ieri il Presidente Trump ha inviato una sorta di ultimatum rinunciando da un lato ad applicare nuove pensati sanzioni all’Iran ma ammonendo contemporaneamente che «questa è l’ultima volta» e che se entro 120 giorni non si troverà un accordo per cambiare in meglio il pessimo accordo sul nucleare iraniano gli Stati Uniti ne sarebbero usciti.
La risposta iraniana ed europea è stata pressoché immediata. Il Ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha detto che « il JCPOA non è rinegoziabile: piuttosto che ripetere la stanca retorica, gli Stati Uniti devono adeguarsi pienamente a quell’accordo proprio come ha fatto l’Iran». L’Europa dal canto suo ha invitato il Presidente Trump a sostenere l’accordo sul nucleare iraniano. Secondo fonti della UE i ministri degli esteri dell’Unione Europea si riuniranno il prossimo 22 gennaio a Bruxelles per discutere della situazione e dell’ultimatum del Presidente Trump. Una fonte vicina alla Mogherini ha detto che «l’Iran sostiene che il suo programma nucleare è solo per scopi pacifici e gli ispettori della AIEA lo confermano. Teheran si atterrà all’accordo finché gli altri firmatari lo rispetteranno, ma “troncheranno” l’accordo se Washington si ritirerà».
Trump insiste sul “pessimo accordo” e ha ragione
Il presidente Trump insiste sul fatto che l’accordo sul nucleare iraniano sia “un pessimo accordo” e ha ragioni da vendere. Il JCPOA infatti non impedisce all’Iran di dotarsi di armi nucleari ma ne rimanda solo l’eventualità, per altro piuttosto blandamente visto che secondo quell’accordo gli ispettori non possono ispezionare i siti militari e devono avvisare prima di ogni ispezione e infine non vieta lo sviluppo di vettori balistici con relativi test, sviluppo che l’Iran sta portando avanti di gran carriera.
Omaba fermò indagini su Hezbollah per non “disturbare” di Ayatollah
Una importantissima notizia di pochi giorni fa che purtroppo non ha trovato nei media mondiali la giusta considerazione, rivela come l’allora Presidente Obama fermò alcune indagini sulle attività illecite di Hezbollah nelle Americhe per non disturbare gli Ayatollah e non compromettere l’accordo sul nucleare iraniano. Non stiamo parlando di cosucce ma di grandi traffici di stupefacenti organizzati da Hezbollah, cioè il maggiore e più importante proxy iraniano, verso gli Stati Uniti e l’Europa. Parliamo di riciclaggio di soldi sporchi e di traffico di armi. Ebbene, Obama pretese che la DEA e l’FBI fermassero le loro indagini ormai avanzatissime pur di non compromettere il pessimo accordo sul nucleare iraniano. In sostanza se ne è infischiato delle tonnellate di cocaina con le quali i terroristi libanesi infestano Stati Uniti ed Europa pur di arrivare a chiudere il JCPOA.
Non si tratta quindi solo del fatto che l’allora presidente americano raggiunse un pessimo accordo che nei fatti ha favorito l’espansionismo iraniano in Medio Oriente, si tratta del fatto che per farlo Obama ha deliberatamente chiuso gli occhi su una delle peggiori piaghe che attanagliano le società occidentali. Nemmeno un palese alleato dell’Iran sarebbe arrivato a tanto.
In un mondo in cui non si parla altro che delle presunte “follie” del presidente Trump (follie che però generano risultati) si tace vergognosamente su una delle peggiori malefatte mai compiute da un Presidente americano in carica, roba da alto tradimento. Altro che Russiagate, altro che le polemiche su Gerusalemme, qui si parla del fatto che un Presidente americano in carica sia diventato fattivamente e deliberatamente complice del più pericoloso gruppo terrorista islamico del mondo.