La guerra non piace a nessuno tranne a chi ne fa un business. Israele non trae nessun vantaggio dalla guerra a Gaza, anzi, le perdite in termini finanziari sono enormi a partire dai costi della difesa a quelli dei mancati introiti derivanti dal mercato turistico (l’ultimo colpo quello della cancellazione dei voli verso Israele da parte delle compagnie aeree USA e UE). Per non parlare poi dei costi in termini di vite umane.

Al contrario Hamas trae immensi benefici da questa guerra, a partire da quelli mediatici per finire a quelli finanziari nel caso gli dovesse riuscire di ottenere almeno la metà delle richieste che ha avanzato.

Ed è questo il punto. Qui non si tratta di decidere se volere la pace o meno, si tratta di decidere se volerla con Hamas o senza Hamas.

L’esperienza ci insegna che con Hamas in vita non ci potrà mai essere pace. Da quando Israele ha lasciato la Striscia di Gaza, nel 2005, quella in corso è la terza guerra tra Israele e il gruppo terrorista che tiene in ostaggio Gaza. Senza contare le centinaia di episodi in cui Hamas ha cercato di compiere atti di terrorismo e le migliaia di missili che in questi anni sono piovuti sul territorio israeliano. E anche questa volta, se si dovesse arrivare a una tregua tra Israele ed Hamas non sarebbe altro che l’ennesimo rinvio al prossimo conflitto.

Quale tipo di pace sarebbe quindi con Hamas in vita e ancora in grado di controllare a suo piacimento la Striscia di Gaza? Una pace temporanea e armata, costellata di centinai di episodi violenti. La stessa pace/non pace che abbiamo avuto fino ad ora.

No, questa volta non si deve compiere l’errore fatto nelle altre due occasioni in cui si è seriamente danneggiato il sistema militare di Hamas e poi sul più bello si è accetta la tregua che ha consentito ai terroristi di riarmarsi in maniera maggiore delle volte precedenti. Questa volta non si può accettare nessuna pace che comprenda la sopravvivenza del gruppo terrorista. Una qualsiasi tregua deve prevedere la fine di Hamas altrimenti tra pochi mesi ci troveremo nuovamente invischiati in un’altra guerra, in altra violenza.

Hamas non ha più posto in Medio Oriente. Lo hanno capito anche gli arabi (tranne Turchia e Qatar). L’altro giorno AlJazeera sul suo live blog su Gaza ha pubblicato un sondaggio dove chiedeva ai suoi lettori, in maggioranza arabi, se credessero che gli israeliani stessero commettendo crimini di guerra a Gaza. Beh, dopo nemmeno mezzora lo hanno ritirato e cancellato perché le risposte erano del tutto sorprendenti: il 96% diceva di NO mentre solo il 4% sosteneva che Israele commettesse crimini di guerra. Sono stati così veloci a togliere tutto che hanno sorpreso persino chi cercava di scriverci qualcosa. La Lega Araba, pur mantenendo la sua solita posizione anti-israeliana, è piuttosto tiepida e ha appoggiato senza riserve il piano di cessate il fuoco egiziano, accettato da Israele e rifiutato da Hamas.

E a chi sostiene che Israele debba togliere il blocco a Gaza voglio rispondere che, si, il blocco verrà tolto nel momento esatto in cui Hamas cesserà di esistere. Diversamente il blocco continuerà, forse anche con più rigidità visto come i terroristi sono riusciti ad aggirarlo. E allora, conviene ai palestinesi sostenere Hamas? Conviene accettare la presenza di Hamas ben sapendo che tra pochi mesi saremo ancora qui a parlare di guerra?

[glyphicon type=”user”] Scritto da Miriam Bolaffi

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