Quella vicinanza tra ISIS e palestinesi che l’occidente non vuole ammettere

17 Giugno 2017

Gli esperti di antiterrorismo lo avevano previsto che ISIS avrebbe attinto a larghe mani nelle fila del terrorismo di matrice palestinese e una conferma arriva dall’attentato di ieri sera a Gerusalemme dove tre palestinesi hanno ucciso una poliziotta e ferito diverse persone prima di essere eliminati dalle forze di sicurezza israeliane, attentato poi rivendicato proprio da ISIS.

A parte la constatazione che in occidente ci sono due pesi e due misure con il terrorismo islamico. Se ISIS o qualsiasi altro terrorista islamico attacca un obiettivo che non sia Israele subito assistiamo a breakin news, interventi degli inviati in loco, sfilate di analisti più o meno sconosciuti pronti a denunciare il pericolo rappresentato dal terrorismo islamico. Ma se ad essere attaccato è Israele, al massimo possiamo vedere uno scarno trafiletto scorrere per qualche minuto nella barra delle breaking news e poi più nulla. Quando i morti sono israeliani non c’è indignazione, è un dato di fatto incontestabile.

Ma quello che stupisce più di tutti non è tanto il disinteresse per i morti israeliani, ormai ci siamo abituati, quanto piuttosto la sottovalutazione della vicinanza dell’ideologia palestinese a quella dello Stato Islamico. Non si capisce se questa sottovalutazione derivi dal fatto che l’occidente fatichi ad ammettere la pericolosità del terrorismo di matrice palestinese oppure se più semplicemente non gliene importi nulla di quello che accade in Israele. Fatto sta che gli occidentali si guardano bene dall’ammettere che ISIS e terrorismo di matrice palestinese sono più vicini di quanto si voglia far credere.

Si continua incredibilmente a fare distinzione tra Hamas e al-Fatah, come se ci fosse un terrorismo pericoloso e un terrorismo meno terrorismo, come se non fosse tutto terrorismo islamico. Ci si dimentica che a pagare gli stipendi dei terroristi palestinesi non è Hamas ma è al-Fatah, ci si dimentica che sono i “moderati” di al-Fatah, gli angeli della pace di bergogliana memoria, a istigare alla violenza i bambini palestinesi sin dalle scuole materne e non i barbuti che tengono in ostaggio la Striscia di Gaza. Si fa finta di non vedere quanto pericolosa sia l’ideologia stragista dei cosiddetti palestinesi e di come allevino le nuove generazioni in una vera e propria full immersion di odio ideologico e religioso.

E c’è chi ha il coraggio di chiamarli resistenti. Chiamereste resistenti i miliziani dello Stato Islamico che hanno attaccato Parigi, Nizza, Bruxelles, Londra e via dicendo? Eppure l’ideologia è la stessa.

La progressiva insinuazione di ISIS nel contesto palestinese non è attribuibile unicamente alla disputa territoriale con Israele, quello è solo il motivo di facciata che serve a rendere Israele inviso ai creduloni occidentali, l’insinuazione di ISIS nel contesto palestinese è soprattutto il frutto della comunione di vedute tra lo Stato Islamico e i cosiddetti palestinesi. L’odio verso Israele è la miccia, ma il cerino è l’ideologia jihadista che scorre potente nelle vene palestinesi.

Fino a quando in occidente non capiranno le similitudini tra lo jihadismo di ISIS e quello palestinese difficilmente si potrà trovare una via per la pace. Con lo jihadismo non si può trattare, o lo si combatte e ci si arrende ad esso. E allora, a meno che il mondo non pretenda che Israele si arrenda allo jihadismo (c’è anche chi pretende questo), l’alternativa è combatterlo partendo dall’ammettere che il terrorismo islamico è sempre lo stesso, sia che colpisca in Europa o che lo faccia in Israele. Ma forse è chiedere troppo.

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