I ribelli Houthi, armati dall’Iran, hanno affermato ieri sera di aver colpito con sei droni la Saudi Aramco, la più importante società petrolifera saudita.
A riferirlo alla stampa è stato ieri sera il portavoce del cosiddetto “esercito yemenita”, Yahya Saree, il quale a spiegato che l’attacco è stato portato con “alta precisione” contro una struttura appartenente al gigante petrolifero Saudi Aramco nella capitale saudita, Riad.
Yahya Saree ha affermato anche che gli attacchi contro l’Arabia Saudita continueranno ed ha avvisato le ditte e i lavoratori stranieri di tenersi lontani da obiettivi strategici e/o militari.
Intanto Teheran continua imperterrita, contro tutte le leggi internazionali, ad armare i ribelli Houthi nello Yemen mentre il mondo continua ad attaccare solamente l’Arabia Saudita.
Droni, missili balistici, sistemi d’arma di alta precisione, gli iraniani non lesinano certo negli aiuti militari ai ribelli sciiti yemeniti.
Così come per le bande islamiche in Iraq, in Libano e in Siria.
Ma la diplomazia internazionale vuole trattare con Teheran e magari sbloccare anche qualche miliardo di dollari attualmente sotto sequestro così che gli aiuti ai terroristi possano aumentare.
Allo stesso tempo mette (giustamente) alla gogna l’Arabia Saudita e chi le vende armi. Ma se è giusto criticare l’Arabia Saudita è inconcepibile che non si faccia altrettanto per l’Iran che è dietro (e ne è la causa) a tutti i maggiori conflitti in Medio Oriente mentre arma i peggiori gruppi terroristici come gli Hezbollah.
Questo doppio metro di giudizio deve finire. È giusto criticare Riad ma sarebbe giusto fare altrettanto con Teheran e non cercare di andarci a cena o togliere le sanzioni che bloccano i miliardi di dollari che altrimenti confluirebbero nel finanziamento di guerre e terrorismo.
È stata bombardata (per l’ennesima volta) la capitale dell’Arabia Saudita, ed è stato fatto con droni di produzione iraniana. Il silenzio della comunità internazionale è insopportabile.