Tra coloro che commentano le rivoluzioni arabe non c’è mai una via di mezzo: o sono sognatori indefessi che credono di poter trasformare un regime arabo, non necessariamente islamista, in una democrazia pura, oppure sono profondamente ostili a cambiamenti repentini che spesso portano a maggiori problemi.

Personalmente – visto anche come sono finite le cosiddette “primavere arabe” – sono molto più propenso ad essere d’accordo con i secondi e non solo perché ritengo che non si organizza un cambio di regime senza avere una alternativa pronta e credibile, come per esempio sta succedendo in Sudan e come è successo in Libia, ma anche perché troppo spesso succede che a un cambio di regime nel mondo arabo segue un altro regime spesso di matrice islamista e non necessariamente meno violento del precedente.

Prendiamo per esempio il Sudan. L’abbattimento di Omar al-Bashir, simpatico personaggio che ha sulle spalle almeno un paio di genocidi e un mandato di cattura internazionale, ha praticamente portato al potere il suo Ministro della Difesa, Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf, che in quanto a simpatia non ha nulla da invidiare a Bashir, se non altro perché è stato il braccio dei genocidi per cui l’ormai ex dittatore sudanese è ricercato dal Tribunale Penale Internazionale.

Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf, da buon arabo qual’è, ha saputo abilmente sfruttare le manifestazioni in Sudan per scalzare Bashir e instaurare un nuovo regime che altro non è che la fotocopia di quello di Bashir.

Ora, tutti quei sognatori i quali credevano che l’abbattimento di Omar al-Bashir portasse automaticamente a un cambio democratico, senza che tuttavia ci fosse almeno una persona in grado di farlo, si stanno rodendo il fegato perché si sono accorti che le legittime richieste di democrazia del popolo sudanese sono servite solo a portare al potere Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf, il quale come prima cosa ha ordinato una “transazione democratica di due anni” che però verrà amministrata dall’esercito. E se c’è qualcuno che crede alla favoletta dei due anni di transizione che portino poi a libere elezioni, forse farebbe bene a farsi vedere da uno bravo.

hassan el turabi
Hassan el-Turabi

I più scaltri (e meno sognatori) oltre che pragmatici, hanno visto invece nelle manifestazioni organizzate in Sudan la manina della Fratellanza Musulmana, cioè di quegli eredi del Fronte Islamico di Hassan el-Turabi che fino alla sua morte, avvenuta nel 2016, fu prima il miglior alleato di Bashir, poi il suo peggior nemico quando il simpaticone di Khartoum decise di non scegliere la via della Fratellanza Musulmana ed espulse un altro simpatico personaggio chiamato Osama Bin Laden, che proprio in Sudan trovò riparo per diversi anni.

Ora, se ciò fosse vero (e credo sinceramente che lo sia) se Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf non avesse tempestivamente sostituito Omar al-Bashir, quasi certamente ci saremmo ritrovati la Fratellanza Musulmana al potere in Sudan e, detto sinceramente, sarebbe stato uno di quei casi in cui le rivoluzioni arabe portano la situazione (e il popolo) dalla padella alla brace. Sicuramente non avrebbe portato nessun tipo di democrazia a meno che non si vogliano intendere i Fratelli Musulmani come portatori di democrazia.

Ora, questa mattina leggo commenti indignati per il fatto che il Ministro della Difesa di Omar al-Bashir, sfruttando le manifestazioni popolari, ha preso il potere in Sudan. Capisco gli indefessi ottimisti e rispetto il loro pensiero, ma sono dell’idea che bisognerebbe ringraziare il cielo che Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf non abbia lasciato il potere alla Fratellanza Musulmana, perché avremmo avuto veramente un quadro pericolosissimo. L’islamismo radicale dei seguaci di Hassan el-Turabi avrebbe creato in Sudan un terreno fertilissimo per gruppi come Al Qaeda o ISIS. Sarebbe stato un disastro.

Non c’è possibilità per il Sudan di passare direttamente dal regime di Bashir ad una democrazia degna di questo nome, e in mancanza di questa possibilità preferisco quel simpaticone di Ibn Auf piuttosto che qualche fotocopia di al-Turabi.