Da ieri per gli Stati Uniti Gerusalemme è la capitale di Israele. E’ il tardivo riconoscimento di una cosa ovvia e di un Diritto che però tutto il resto del mondo continua a ignorare e addirittura a negare.

Sulla decisione del Presidente Donald Trump ci sono due linee di pensiero all’interno del variegato mondo dei sostenitori di Israele, quella di coloro temono un inasprimento del conflitto e che avrebbero preferito aspettare momenti migliori per il timore che gli sforzi volti a regolarizzare le relazioni con gli arabi finalizzati alla lotta contro l’Iran si potrebbero arenare, e quella del “se non ora quando”, cioè di coloro che pensano che dopo 70 anni di inutili tentativi di pace con chi la pace non la vuole (i cosiddetti palestinesi) pensa che sia ora di mettere dei punti fermi e di mandare al diavolo la prudenza, costi quel che costi. Nessuno tuttavia mette in dubbio il fatto che la capitale di Israele sia Gerusalemme.

Ora la domanda che tutti ci facciamo in queste ore dove tutto appare ancora sospeso e sfocato è: Trump è un folle che vuole scatenare un conflitto devastante tra Israele e il mondo arabo oppure è un genio che ha pianificato tutto con certosina meticolosità in collaborazione con la più grande potenza araba della regione, cioè l’Arabia Saudita e sottotono anche con gli altri alleati regionali (Egitto e Giordania)?

Se guardiamo alle dichiarazioni ufficiali che arrivano dal mondo musulmano saremmo tentati di pensare che Trump sia un folle. Tuttavia in Medio Oriente le dichiarazioni dei leader arabi fatte in favore di stampa lasciano spesso il tempo che trovano e non di rado dicono una cosa per zittire gli estremisti ma fanno l’esatto contrario. Personalmente ritengo che ci si trovi di fronte a qualcosa del genere e non condivido le pur legittime preoccupazioni espresse da chi ritiene la decisione del Presidente Trump un azzardo. Anzi, tutto mi porta a pensare che questa importantissima decisione arrivi a seguito di precisi accordi con gli arabi e in particolare con i sauditi ormai stanchissimi delle infinita e costosissima telenovelas palestinese.

Trump è un genio quindi , non un folle. Genio, perché se dovesse emergere che la mossa è la conseguenza di una trama studiata a tavolino con i sauditi metterebbe con le spalle al muro non solo i cosiddetti palestinesi costringendoli a smetterla di rifiutare qualsiasi opzione di pace, ma metterebbe una pietra tombale sull’ingiustificato odio anti-israeliano che fino ad oggi ha impedito qualsiasi normalizzazione tra arabi e israeliani. Non solo, se le cose stessero davvero così si rafforzerebbe l’asse anti-iraniano e rilancerebbe il ruolo degli Stati Uniti in Medio Oriente.

Logico che tutto questo avrà un costo che tradotto in parole povere significa possibile escalation del terrorismo islamico di matrice palestinese, ma in 70 anni il terrorismo islamico di matrice palestinese non si è mai placato, non ha mai dato l’impressione di potersi fermare nemmeno di fronte a concessioni totali da parte di Israele (leggi accordi di Oslo). Era arrivata l’ora di dare una svolta, anche a costo di uno scontro ancora più aspro.

Ora il pericolo è che i nemici di Israele, Iran in primis, soffino sul fuoco dell’islamismo radicale e che cerchino di trasformare questa decisione in un attacco all’Islam puntando a coinvolgere le grandi masse islamiche in una guerra di religione. Ed è qui che diventa determinante il ruolo dei sauditi e secondariamente della Giordania che ha la gestione della sicurezza dei luoghi santi all’Islam che si trovano a Gerusalemme. Spetterà a loro placare la rabbia islamica con rassicurazioni attendibili in merito alla sicurezza e alla libertà di accesso alla Spianata delle Moschee (o Monte del Tempio) di Gerusalemme. Questo naturalmente sempre ammesso che la decisione di Trump derivi da un accordo preventivo con le potenze arabe della regione.

Le prossime ora saranno determinanti per capire se Donald Trump è un genio oppure un folle che ha preso una decisione azzardata. Se, come penso io, Trump ha fatto una cosa geniale la reazione palestinese che sarà sicuramente violenta, resterà circoscritta alle dinamiche palestinesi e Israele potrà facilmente forvi un freno. Se, al contrario, né i sauditi né i giordani (e non ultimi gli egiziani) getteranno acqua sul fuoco allora la situazione sarà parecchio più complessa e ci dovremmo preparare seriamente a una escalation che non si sa ancora dove ci porterà. Guardiamo con attenzione a quello che succederà nelle prossime ore, per il momento godiamoci il ritrovato Diritto di Israele a scegliersi la propria capitale.